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Il Napoli sta apprestandosi al match contro il Milan: tra oggi e domani rientrano tutti i Nazionali, poi la rosa sarà al completo. Il Corriere dello Sport ha analizzato la storia del conflitto e l'eventuale sviluppo di esso.
La storia è nota e rappresenta uno spartiacque, adesso c’è un prima ma soprattutto un dopo il 5 novembre. La notte in cui il Napoli - cioè i calciatori - hanno deciso di aprire un fronte conflittuale, rifiutandosi di andare in ritiro. Costringendo la società ad intervenire, spalancando all’accordo collettivo, alle varie voci dei contratti tra le quali, soprattutto, quello dei diritti d’immagine.
L’ira di De Laurentiis non s’è mai seriamente placata, neanche in questi dieci giorni in America in cui le serie televisive e il mondo cinematografico hanno rappresentato un interesse e non una distrazione, e il telefono è divenuta un’ossessione: «Come va?». Una telefonata ad Andrea Chiavelli e una ad Ancelotti, una a Giuntoli e una all’avvocato Grassani, varie ore con se stesso, a riflettere sulle modalità di intervento, sulla decisione, su quella forbice così ampia che consente di passare da una multa «morbida» del 5% a quella «dura» del 25% (sempre sul lordo di una mensilità) inserendoci semmai anche la possibilità di richiedere i danni d’immagine.
Il piano di volo è pronto (rientro domenica), quello strategico è allo studio: la mediazione di Ancelotti ha un valore. Non solo un senso. Al resto potrà pensare la squadra, mitigando l’amarezza con una reazione che lasci il segno. Bisogna che dimostri il cambiamento di rotta e di tendenza. C’è il desiderio, in alcuni calciatori, di scusarsi, e fosse stato possibile anche pubblicamente, per una vicenda che è sfuggita di mano e che ha lacerato un ambiente intero: De Laurentiis arriverà tra cinque giorni, tra sette volerà (dovrebbe) con la squadra sino a Liverpool. Ad alta quota, magari, un riavvicinamento può essere più agevole.
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