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L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport fa il punto sulla crisi del Napoli e sulla panchina sempre più traballante di Carlo Ancelotti.
"Eppure l’Udinese era una classica zona di conforto per il Napoli, un’oasi più che l’ultima spiaggia
tanto evocata in settimana. Quando c’erano problemi sul golfo, arrivavano i bianconeri a scioglierli. Sei vittorie consecutive degli azzurri prima di questa partita: ma la crisi è crisi, anche di fronte agli amici. Anzi, il pareggio lascia più rimpianti ai bianconeri, non per le occasioni ma per le sensazioni: quando lo ritroviamo un Napoli così sbiadito? La sequenza di imbarazzi è interminabile: una squadra che non vince in campionato dal 19 ottobre e in generale da quattro giorni dopo, con due sconfitte e sette pareggi. Questo, preso in assoluto, somiglia troppo a un altro k.o. Era dal 2010 che il Napoli non infilava una serie nera di almeno sette incontri di fila senza successo, in A. E non può incoraggiare nemmeno il recupero nel secondo tempo. Una banda con un’anima avrebbe tirato dritto fino al raddoppio, o ai tentativi multipli di segnare ancora".
"Invece il Napoli non riesce a spazzolare le sue inquietudini, a dimostrare una riacquistata coesione. Perché non c’è, tutto è ancora precario, anche la posizione di Carlo Ancelotti, poiché non è che pareggiando a Udine negli studi cinematografici si siano convinti che ci sia stata una svolta. È stata soltanto evitata, se non rinviata, una battuta d’arresto che forse avrebbe provocato cataclismi. E martedì c’è la Champions".
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