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(Getty Images)
Buonsenso: questo sconosciuto. Così a breve molti calciatori lasceranno i propri club e si uniranno, in pieno inverno, alle loro nazionali africane per disputare una Coppa che durerà circa 40 giorni. Una competizione importante, dignitosa al livello di Campionati mondiali ed europei, con la differenza che in un periodo del genere potrebbe essere fatale per alcuni club e i loro calciatori. Al di là delle perdite in fatto economico e tecnico, molti rischieranno di ritrovarsi in situazioni meno sicure a livello di trasmissione di contagio. Questo almeno è il pensiero dei "contrari" alla manifestazione sportiva.
Si legge così sulle colonne de Il Corriere dello Sport, in un estratto dell'editoriale di Ivan Zazzaroni:
"Far disputare la Coppa d’Africa al termine dei principali campionati nazionali era una cosa troppo sensata, logica, opportuna. (...) In queste ore qualcuno si è accorto che la spedizione potrebbe comportare rischi notevoli per la salute di atleti, dirigenti, accompagnatori e tifosi, visto che anche in Africa il covid è presentissimo.
L’Associazione europea dei club, ad esempio, ha minacciato la CAF di non far partire i calciatori per via di alcuni “dettagli” importanti ancora da sistemare, protocolli di sicurezza e altro. Chiarito che l’Eca non può obbligare gli atleti a rifiutare la convocazione - è prevista la squalifica -, sarebbe opportuno che in una fase emergenziale come l’attuale la Fifa usasse finalmente il buonsenso. Che non produce ricavi. Ma giova al calcio e alla vita"
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