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Getty Images
Antonio Corbo, giornalista, si interroga, sulle colonne del suo consueto editoriale per Repubblica, su cosa non abbia funzionato nel rapporto tra Carlo Ancelotti e il Napoli, terminato con l'esonero del tecnico da parte di Aurelio De Laurentiis dopo un anno e mezzo di permanenza sulla panchina azzurra.
"Da sabato sera alle 23.40 con il trionfo del Real Madrid anche il Napoli rientra nella storia moderna del calcio. Può vantarsi di aver schierato per 7 anni il più grande calciatore di tutti i tempi. E adesso di aver assunto e licenziato dopo 580 giorni il più bravo allenatore al mondo. Nessuno come Carlo Ancelotti ha vinto 5 scudetti in 5 nazioni diverse e 4 finali di Champions su 5. La domanda in una città di cultura e respiro metropolitani qual è Napoli dovrebbe essere: perché se ne andò senza vincere nulla? Sono invece diverse le reazioni: i tifosi accusano il presidente anche se ne condivisero l’esonero, oppure ripetono che qui era bollito, un pensionato con il peso della famiglia e ha sbagliato tutto.
Lasciò dopo il secondo posto il Napoli, già promosso agli ottavi di Champions il 20 dicembre 2019 dopo il 4-0 al Genk e una cena-choc con il presidente. Anche i più devoti tifosi, dipendenti e amici di De Laurentiis devono riconoscere che il Napoli e il presidente ne escono male. I giocatori che non si sentivano subalterni ad Ancelotti jr, viceallenatore apprezzato oggi a Madrid, Allan che ha pagato 140mila euro per la rivolta e lo scontro con Eduardo De Laurentiis altro figlio e altro vice, Insigne che si sentiva schiacciato e neanche filava con Davide, i tifosi che ascoltavano tronfi opinionmaker a digiuno di calcio. Colpa di tutti, certo, anche di Ancelotti. Ma una riflessione, se si rivede allo specchio al momento di radersi, deve farla anche il presidente".
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