Si avvicina il momento della resa dei conti eppure Antonio Conte non vuole mettere pressione sui suoi ragazzi nonostante il già profilato scenario di duello scudetto con l'Inter. Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, ha tracciato un bilancio del lavoro del salentino sulla panchina del Napoli tramite il suo editoriale sul quotidiano.


rassegna
Conte vuole staccarsi un’etichetta di dosso ma non ci riesce: l’analisi
Antonio e Antonio
—"Conte non riesce a staccarsi di dosso le etichette di vincente (e fin qui...), rompipalle (lo è stato spesso per necessità) e lamentoso: il tono di voce non lo aiuta. Da mesi si sforza di far capire al prossimo di essere cambiato, ma il prossimo non lo ascolta: vincente era e vincente rimane, lamentoso era e lamentoso rimane. Ma esiste in natura un allenatore che non si lamenti? Conte è migliorato: la sosta volontaria dopo la complicata esperienza al Tottenham con Levy e una serie di tragedie che l’hanno segnato (le morti di Ventrone, Vialli e Mihajlovic) l’avevano spinto a fermarsi per ricaricare le batterie, approfondire temi a lungo trascurati per mancanza di tempo e modificare le prospettive. Anche per questo ha scelto Napoli e anche per questo oggi parla di crescita, non di vittoria, rimandandola ai prossimi anni e forse temendo di non essere seguito da giugno in poi. In sei, sette mesi Conte ha dato nuova sostanza al Napoli indicando il percorso per un futuro grande e stabile. Ha certamente trovato terreno fertile: una squadra che in un solo anno aveva disperso un eccezionale patrimonio di punti e certezze e un presidente impegnativo e immanente che, dopo una serie di errori di presunzione pagati a caro prezzo, si è autodivorato. Il resto l’ha fatto lui con i suoi sogni, le sue ferite, i suoi trionfi. Lui, per il quale l’intraprendenza di cominciare ha come compagni la fatica di continuare e la gioia di concludere".
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