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Pasculli: “Conte mi deve un caffé. Sapevo che sarebbe diventato un grande allenatore”

Sara Ghezzi
L'ex attaccante ha raccontato i ricordi con il tecnico azzurro

Pedro Pablo Pasculli è uno dei giocatori simbolo della storia del Lecce, la squadra che rappresenta la città da cui è stato adottato. L'ex attaccante argentino amico di Diego ha conosciuto da vicino un giovane Antonio Conte che sabato affronterà il suo passato nello stadio in cui ha segnato il suo unico gol in maglia giallorossa. A fornire l'assist? Proprio Pasculli che ha rilasciato un'intervista a Il Corriere dello Sport. A seguire le sue parole.

Pasculli: "Conte mi deve un caffé. Sapevo che sarebbe diventato un grande allenatore"

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Quattro anni dopo, il 5 novembre 1989, quel ragazzo segnò il primo gol in A: contro il Napoli, al fu San Paolo, su assist di Pasculli.

«Sì, 35 anni fa: era il Napoli di Maradona, Careca e Alemao. Quello del secondo scudetto».

Conte indossava la maglia numero 10, come il re Pibe, e lei la 9 dei centravanti.

«Bei ricordi. Antonio sapeva già cosa voleva sin da piccolo. Era predisposto a essere quello che poi sarebbe diventato: un grande giocatore e un grande allenatore».

L’ha ringraziato per quell’assist?

«Credo che in campo mi abbracciò, direi di sì. Ma quando lo vedrò, nel dubbio, gli dirò che mi deve un caffè». Ride.

Lo incontra a Lecce?

«Viene poco da queste parti, d’estate al mare. È un po’ che non ci sentiamo. All’epoca avevamo un bel rapporto. Era un ragazzo serio, perbene: finiva l’allenamento e scappava a Foggia, all’Università. Studiava».


Il suo Napoli è da scudetto?

«L’Inter è più avanti, è la più accreditata, ma il Napoli può essere l’antagonista con la Juve per il tecnico e il tifo che ha. Tra l’altro non ha le coppe, punto a favore».

Che succede al Lecce?

«Sta attraversando un periodo molto, molto negativo. Secondo me ha anche qualche calciatore sopravvalutato che non può giocare in Serie A. Ora affronterà l’avversario peggiore possibile dopo un 6-0, ma il calcio è pieno di sorprese».