Il Napoli di Antonio Conte è nato nelle settimane di duro lavoro da Dimaro Folgarida al test contro la Puteolana. Il tecnico azzurro, come analizza l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ha messo insieme i pezzi del suo puzzle. A seguire un estratto dell'articolo.
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Conte ha il suo Napoli, ha messo insieme il puzzle: meritocrazia e affidabilità
Conte ha il suo Napoli, ha messo insieme il puzzle: meritocrazia e affidabilità
—"Scanditela così, come si faceva una volta, quando il calcio era in bianco & nero e si lavorava di fantasia. Sussurratela sottovoce (ma non troppo), perché per ora non c’è trucco e neppure inganno, ma siamo nel calcio 3.0, il tempo scorre via veloce e non c’è modo di starsene fermi. Meret (pausa)...Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera (pausa)... Anguissa, Lobotka, McTominay (pausa)...Politano, Lukaku, Kvaratskhelia....Punto e a capo. Alla prossima, che poi è quella precedente, che poi è come fermare l’orologio per riportarsi un po’ indietro negli anni, che tornano di moda e prepotentemente. È il Napoli di Antonio Conte, così dice il cronometro che in genere non sbaglia e assembla le idee e riesce persino a radiografarle. È una squadra fatta e finita, modello 4-3-3 di riferimento ma con eventuali correzioni tattiche in corsa, che s’è presa il campo e non lo molla più: raccontano le lancette ch’esiste un codice scritto, sta dentro queste figure scolpite in dodici giornate di campionato, gli appartiene per intero e per diritto, per gerarchie che sono la rappresentazione d’una conquista indiscutibile. Giocano questi undici più di qualsiasi altro, perché Conte ha messo assieme il suo puzzle, l’ha costruito nei mesi di ritiro tra Dimaro-Folgarida e Castel di Sangro, poi l’ha rifinito rileggendo gli allenamenti di Castel Volturno, le partite, le esigenze di un campionato da attraversare da protagonista, ma senza esporsi più di tanto: «Qui c’è il cartello lavori in corso. Stiamo ricostruendo». L’ha fatto prendendosi otto interpreti della magia dello scudetto, inserendo un volto inedito per ogni settore (Buongiorno in difesa, McTominay a centrocampo e Lukaku in attacco), poi ha infilato nel processore le proprie idee ed ha lasciato che il 4-3-3 o quel che gli garba venisse elaborato ad uso e consumo di questo Napoli che adesso gli appartiene per intero e nel quale, per meritocrazia altrui, si rivede".
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