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Conte sfida il suo Lecce, gioia e tormenti: dal debutto in A alla protesta dei tifosi

Sara Ghezzi
Il tecnico vivrà una sfida del cuore

Antonio Conte sabato pomeriggio affronterà il Lecce la squadra in cui tutto è iniziato. Con i giallorossi il debutto in Serie A prima di approdare poi alla Juventus. Ma con la squadra della sua terra e con la sua gente ha vissuto anche momenti di forte tensioni e dispiaceri. Sabato avrà il Maradona a sostenerlo. Il racconto dalle pagine dell'edizione odierna de Il Mattino.

Conte sfida il suo Lecce, gioia e tormenti: dal debutto in A alla protesta dei tifosi

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"Lecce nel cuore, certo. Ma questa è stata anche una spina per Antonio Conte, leccese di via Casanello, detta poi via Parini. Perché allo Stadio del Mare ha dovuto ascoltare e leggere insulti, lui che è stato uno degli emblemi del calcio giallorosso, anzi meridionale. E tutto questo perché venne male interpretata la sua esultanza davanti al settore dei tifosi del Lecce in una partita con la Juventus allo stadio Delle Alpi di Torino, 31 agosto del 97. E, nove anni dopo, vi fu un Lecce-Bari vinto dai biancorossi del tecnico Conte, il leccese che con quel successo obbligò la prima squadra della sua luminosa carriera a giocare i playoff per la promozione in serie A. Reagì male la frangia più dura del tifo: tre mesi dopo quella partita, in località Spiaggiabella, tre ultrà del Lecce tentarono di aggredire Conte durante un torneo amatoriale. Una ferita profonda - come le accuse social per l'esultanza dopo i due gol della sua Inter ai giallorossi nel 2019 - per chi appunto Lecce la porta nel cuore e non soltanto perché da qui ha compiuto il salto verso la Juve e il grande calcio.

A 15 anni il primo ritiro e il primo infortunio: frattura dello scafoide. In quei giovanili del Lecce ci sono altri calciatori che avrebbero fatto carriera: Petrachi, Moriero, Garzya, Monaco e Morello. Un solo gol nelle 99 partite col Lecce. Ma che gol. Al San Paolo, contro il Napoli di Maradona, il 5 novembre dell'89, nelle prime gare della stagione del secondo scudetto azzurro. «La notte prima non riesco a chiudere occhio, a 20 anni gioco contro il primo al mondo. Mi sforzo di non tirare indietro la gamba ma come fare a non avere timore reverenziale? Porto la maglia numero 10 e segno un gol quasi da attaccante di razza». A pochi passi dalla porta, davanti alla Curva B, festeggiato con una corsa pazza. Finisce 3-2 per il Napoli. L'ultima partita col Lecce il 3 novembre del '91, prima di spiccare il volo verso la Juve. «Con il cuore in tumulto»

Il primo a segnalarlo alla Juve è Cestmir Vycpalek, ex allenatore dei bianconeri e zio di Zdenek Zeman, che avrebbe potuto essere il tecnico del 35enne Conte. Chiuso nel 2004 il rapporto con la Juve, arriva la telefonata di Corvino, ds del Lecce, mentre Antonio si allena con la Primavera giallorossa in attesa di decidere il suo futuro. «Noi avremmo bisogno di uno come te». Antonio estrae dal muro il chiodo a cui stava per appendere le scarpette, sembra tutto fatto per il Lecce, anche l'accordo per devovolvere parte dell'ingaggio in beneficenza. Ma poi riemerge quella storia del '97 allo stadio Delle Alpi, l'esultanza dopo il gol al Lecce. Duemila tifosi vanno al campo d'allenamento per contestare la società in procinto di far firmare Conte. Corvino insiste, lo vuole. Zeman resta in silenzio, non si espone. Ed ecco l'orgoglio di Antonio: «Non mi va di concludere la carriera in questo modo e di spaccare l'ambiente». La spina nel cuore".