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rassegna

Conte-Gasp, le loro strade si incrociarono una trentina d’anni fa: il retroscena

Bruno Stampa
Il focus sulla sfida tra due degli allenatori più esperti e preparati del nostro calcio

La sfida di domani alle 12:30 tra Napoli e Atalanta non sarà semplicemente uno scontro diretto per rafforzare il proprio status. Uno dei principali motivi di attrazione è rappresentato dal duello fra i due allenatori, due signori della panchina come Antonio Conte e Gian Piero Gasperini. I due si conoscono molto bene, avendo anche incrociato le loro strade quando il salentino indossava la maglia della Juventus mentre il tecnico della compagine bergamasca allenava le giovanili bianconere. Su questo incrocio, si è soffermato il Corriere della Sera, nella sua edizione online.

Al Maradona si affrontano due star della panchina

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Di seguito un estratto dell'articolo: "All’occhio attento di un allenatore alle prime armi, ma già con un’arguzia non comune, non era sfuggito quel giocatore che copriva il centrocampo bianconero. Sì, perché c’è stato un periodo in cui la strada di Gian Piero Gasperini si è incrociata con quella di Antonio Conte, una trentina d’anni fa: il tecnico di Grugliasco allenava le giovanili della Juventus, mentre l’attuale allenatore del Napoli era ai primi anni tra i bianconeri. «Ho grande stima di Gian Piero — ha detto ieri Conte —, è stato anche mio allenatore, quando avevo qualche infortunio chiedevo di giocare con la sua Primavera per recuperare». Era già impegnato allora nello sviluppo di giovani talenti il Gasp, e stava sviluppando quelle idee tattiche che poi lo hanno seguito nella sua lunga carriera, dando ispirazione ai suoi allievi. Anche Conte, un De Roon d’altri tempi, si stava avvicinando all’arte di allenare. Due tecnici ugualmente vincenti ma molto diversi, fin dagli albori, nonostante la stessa aria torinese respirata a cavallo del 2000. Due figure carismatiche, due mastini della panca, con la loro forte personalità e le loro visioni di gioco efficaci. Interpreti di due filosofie molto diverse, ma accomunate da un forte spirito competitivo. Due allenatori che lasciano un’impronta identitaria nelle squadre che guidano".