I cambiamenti del tecnico salentino nell'arco di appena tre stagioni
Inter-Napoli, guardando l'attuale classifica di Serie A, è il massimo scontro che il calcio italiano ha da offrire agli occhi degli appassionati esteri. La prima e la seconda della classe che si contendono la (momentanea) vetta del campionato, con un intrigante sottotesto che vede come protagonista Antonio Conte, fu vincitore in casa nerazzurra e aspirante vincente alla guida della compagine azzurra. Due versioni dello stesso allenatore che presentano molteplici differenze, ma accomunate, come spiega l'ampia analisi compiuta dall'edizione odierna de Il Mattino, da un unico fattore.
"Un solo minimo comune denominatore con le abitudini di oggi": il confronto tra il Conte di Milano e quello di Napoli
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"[...] A San Siro, il tecnico salentino torna guardando l'Inter dall'alto, con un solo punto di vantaggio rispetto alla formazione di Inzaghi, allenatore scelto dalla dirigenza neroazzurra proprio perché il suo 3-5-2 era il più simile all'idea tattica di Conte. In quella che era la sua casa, si sentirà un po' meno nemico rispetto ad altri stadi. Conte era arrivato all'Inter fortemente voluto dall'ad Beppe Marotta, con cui aveva messo le basi per la dinastia della Juventus: insieme hanno vinto i primi tre scudetti dell'era Andrea Agnelli, chiusa con nove tricolori consecutivi. Aveva preso il posto di Luciano Spalletti e aveva voluto con sé Lele Oriali, una bandiera interista con cui si era legato ai tempi della Nazionale e che adesso continua a lavorare al suo fianco anche in azzurro.