a Napoli, con la Fiorentina avanti 2-1 sulla squadra di Garcia si gira verso la panchina e inserisce il giovane Pietro Comuzzo, classe 2005,
concedendogli l’esordio in Serie A nei minuti finali di una partita delicata, poi vinta 3-1. Già allora però, in pochi minuti più recupero, si capì quello che sarebbe poi sbocciato. Una parte di quelle qualità poi diventate abitudine piacevole per i tifosi della Fiorentina. Comuzzo entrò senza timori reverenziali, spazzando palloni e mirando alla concretezza, come se invece del debutto si trattasse di una delle tante presenze in campionato. A più di un anno da quell’apparizione, soltanto un campionato e mezzo dopo, Pietro non solo si è affermato in Serie A con continuità ma si è preso con doti semplici ma rare nel calcio moderno — testa, umiltà, applicazione e concentrazione difensiva — il ruolo di leader della difesa della Fiorentina, con tanto di convocazione in Nazionale. E oggi pomeriggio incrocerà nuovamente il Napoli: non da ragazzino che compie il sogno di una vita, ma da navigato ormai difensore che punta a un altro scalpo eccellente di questo suo ottimo avvio di stagione. Sì perché l’esame Lukaku, dopo quelli superati a pieni voti con Dovbyk, Abraham e Vlahovic domenica scorsa, sa proprio di laurea magistrale in marcatura, dote non da poco per chi difende. La sfida con il centravanti di Conte sarà simile a quella vissuta con l’ucraino della Roma, un altro che cerca il contatto con il marcatore per girarsi e creare pericoli oppure per far da sponda per l’inserimento dei compagni. Allora, con i giallorossi, Comuzzo respinse tutto, con una facilità a tratti impressionante. Oggi servirà qualcosa in più, anche perché il rendimento difensivo recente della Fiorentina non è più quello quasi immacolato vissuto tra ottobre e novembre. A Torino, pur riducendo benissimo Vlahovic sul gioco aereo e in altre situazioni la partita di Comuzzo era stata macchiata da un errore sull’occasione per il serbo salvata dalla grande risposta di De Gea e da un’uscita a vuoto e troppo alta sul primo gol di Thuram. Piccole macchie, piccoli nei, cali fisiologici per tutti ma non per un ragazzo che ha sempre fatto della forza mentale la sua arma in più. E che oggi affronta la squadra con cui ha debuttato in Serie A con la consapevolezza di avercela fa fatta. Soltanto quindici mesi dopo".
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