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(Getty Images)
Nuova e probabilmente ultima tappa del caso delle cosiddette plusvalenze fittizie. La Corte federale d'appello a sezioni unite ha respinto ieri il ricorso della Procura Figc contro la sentenza di primo grado che il 15 aprile aveva prosciolto gli 11 club (in Serie A Juventus, Napoli, Samp, Empoli e Genoa) e i 59 dirigenti (da Andrea Agnelli a De Laurentiis) finiti nel mirino dell'accusa. Lo riporta l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport.
Non sono servite le settanta pagine di reclamo prodotte dal capo della Procura FIGC Giuseppe Chinè, né il suo durissimo intervento all'inizio dell'udienza, per convincere la Corte a ribaltare la decisione del Tribunale federale. Nelle motivazioni aveva sottolineato l'impossibilità di avere un metodo di valutazione dei giocatori tanto attendibile da dimostrare un illecito. Teoria ripresa anche ieri dai legali dei club nelle loro controrepliche, per una fase dibattimentale di 4 ore e mezzo. Respinti i ricorsi incidentali di Juve, Samp, Empoli e Parma per un’eccezione procedurale già bocciata in primo grado. Si attendono ora le motivazioni, anche se appare difficile che Chinè faccia ricorso al Collegio di garanzia dello Sport presso il Coni, terzo e ultimo grado della giustizia sportiva.
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