rassegna

Capello: “La simulazione di Immobile è colpa degli arbitri italiani”

Mattia Fele

Nella lunga intervista a Fabio Capello da parte de Il Corriere della Sera sono stati trattati molti temi concernenti gli Europei del 2021.

Continua a stupire l'Italia di Roberto Mancini, sempre più vicina alla finale di Wembley. Prossimo avversario sarà la Spagna di Luis Enrique, una squadra che tiene il pallino del gioco e cerca attraverso gli inserimenti di far male alle difese avversarie. Nelle ultime gare il dominio è stato evidente (tranne contro la Svizzera, ndr). Di questo e di tanti altri temi ha parlato Fabio Capello in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Capello: "Simulazione Immobile? Colpa degli arbitri italiani"

Di seguito un estratto della lunga intervista di Fabio Capello al Corriere della Sera:

Sull’Italia

"Ho visto la crescita della squadra, un’evoluzione che può portare benefici al nostro movimento. Direi una cosa al calcio italiano, spero non si guardi più a cosa facevano altri 10 anni fa, guardiamo a quel che fa Mancini. La Spagna gioca un calcio lento, se ci adattiamo a quel ritmo rischiamo di soffrire. La Spagna ha grandi qualità tecniche, ottimo possesso palla. Per contrastare questa loro caratteristica a noi serve rapidità e lucidità quando recuperiamo palla: subito ripartire e aggredire. Abbiamo qualità e poi la difesa spagnola non è affatto imbattibile"

Su Spinazzola

"L’Italia perde uno che cambia ritmo. Sono quelli con velocità e dribbling che rompono la difesa avversaria, lo abbiamo visto. In questo Europeo c’è stata la rinascita del dribbling. Velocità e dribbling sono doti naturali, non si insegnano. La bellezza del torneo sono questi cambi di ritmo violenti".

Sulla simulazione di Immobile

"Non do la colpa al giocatore. La prima responsabilità è degli arbitri italiani. Ci hanno abituato in questa maniera e allora uno si chiede: perché non lo devo fare? Certo non è onesto sotto l’etica sportiva. Agli arbitri italiani manca la capacità di capire se è una finta, un inganno. Continuano a fischiare ogni falletto, perché vogliono tenere in mano la partita, ma il match deve essere solo giocato. È questione di personalità. Un altro problema è essere giudicati solo dagli arbitri, bisognerebbe allargare la platea al di fuori del loro mondo. È un po’ come il pubblico ministero che fa anche giudice, non va bene".