Francesco Calzona ha rilasciato un'intervista a La Repubblica in cui ha parlato del suo presente come commissario tecnico della Slovacchia, ma anche di un possibile ritorno come allenatore di club. Inoltre, ha commentato la stagione del Napoli di Conte e l'addio di Kvara. A seguire le sue parole.


rassegna
Calzona: “Conte giusto per il Napoli. Addio Kvara? L’anno scorso c’erano malumori”
Calzone: "Napoli in ripresa, sono contento per ADL. Su Kvara..."
—«Chi vince tra Italia e Germania sarà nel nostro girone, con Irlanda e Lussemburgo. Possiamo già dire di aver avuto un sorteggio sfortunato, nell’attesa di conoscere l’epilogo di questa sfida di Nations League. Non saremo noi i favoriti, in ogni caso. I tedeschi sono al solito temibili ed è cresciuta pure la Nazionale di Luciano Spalletti, che non è più quella degli Europei e ora è quadrata, forte».
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Come lo immagina l’eventuale derby con l’Italia?
«Emozionante. Avrei la possibilità di cantare due inni: un’esperienza vissuta nel calcio da pochi».
Come sta la sua Slovacchia?
«Siamo usciti dagli Europei a testa altissima e con tanta autostima, dopo aver superato il girone e aver quasi eliminato l’Inghilterra. Il gol
di Bellingham a pochi secondi dalla fine ci ha negato un sogno, ma la nostra è rimasta un’avventura eccezionale. Siamo stati competitivi, mostrando bel calcio».
La Slovacchia nella sua storia ha vinto una sola partita ai Mondiali, nel 2010 contro l’Italia...
«Pensiamo al presente. Dopo gli Europei non abbiamo avuto un cambio generazionale. Dobbiamo puntare sulla nostra esperienza. Ma
abbiamo principi propositivi e contro ogni avversario giochiamo per vincere: applaudiremo chi si dimostrerà migliore di noi».
L’Italia invece è cambiata molto.
«C’è di nuovo entusiasmo e sono arrivati dei giovani. Serviva un cambiamento, per aprire un ciclo nuovo. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Samuele Ricci: avrà un futuro importante e sarà un perno dell’Italia per tanti anni. Poi gli attaccanti: Retegui sta facendo
bene, Lucca è forte, Kean è stato protagonista di una stagione di livello. Pure Raspadori tornerà prezioso nel 3-5-2. Tutti funzionali al calcio che piace a Spalletti».
Lei lo conosce bene...
«Sono stato il suo vice. Spalletti è un maestro, lavorare con lui è stato eccezionale: ho imparato tanto, è uno stratega, sa come gestire».
Pensa che dalla delusione degli Europei sia uscito più forte?
«Sicuro. Luciano non s’arrende mai, sapevo che avrebbe reagito così. La delusione l’ha segnato, ma allo stesso tempo caricato di più».
Guarderà Italia-Germania?
«In differita, perché pure noi abbiamo un impegno di Nations: il play-off promozione con la Slovenia. Ai Mondiali penseremo
poi e ci sarà tempo per studiare l’avversario».
Le piace la vita da ct?
«Mi manca il campo, ma ho più tempo per aggiornarmi. Giro tanto e sono stato a Como da Fabregas. Il calcio italiano sta svoltando. Anche
le squadre di media classifica sono propositive, senza attendismo».
Si spiega così tanto equilibrio?
«Il livello è cresciuto e con la nuova formula chi fa le Coppe ha giocato ancora più partite. Non è semplice ed è quasi fisiologico l’equilibrio».
Le piacerebbe tornare su una panchina italiana, Calzona?
«Sono concentrato sulla Slovacchia. Poi spero di trovare una squadra che mi dia la possibilità per esprimermi: meglio se in Italia, ma
senza preclusioni per l’estero».
Al suo fianco c’è Marek Hamsik, che sta prendendo il patentino a Coverciano. Diventerà bravo?
«Hamsik è umile e intelligente: può fare una buona carriera, se reggerà alle pressioni. Anche lui predilige un calcio propositivo: ha idee simili
alle mie, andiamo assai d’accordo».
Vi unisce anche il legame con il Napoli: si aspettava di rivederlo subito così competitivo?
«Il Napoli è cresciuto nel corso del campionato e adesso è una squadra forte, che può ancora ambire allo scudetto. Antonio Conte è la guida
giusta, anche per l’ambiente».
Un anno fa sulla panchina del Napoli c’era lei. Che idea si è fatto della cessione di Kvaratskhelia?
«C’erano tanti malumori e qualche strascico era inevitabile. Ma sono contento per De Laurentiis che il peggio sia passato. L’annata brutta del Napoli è stata solo un episodio».
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