Il Napoli nel corso della sua storia ha sempre avuto tridenti d'attacco particolarmente forti che hanno fatto la differenza da Careca, Maradona e Giordano, passando per Lavezzi, Cavani, Hamsik e Callejon, Higuain, Insigne fino a Politano, Lukaku e Kvaratskhelia. L'analisi de La Gazzetta dello Sport.
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Da Callejon-Higuain-Insigne a Politano-Lukaku-Kvara: l’evoluzione del tridente
Da Callejon-Higuain-Insigne a Politano-Lukaku-Kvara: l'evoluzione del tridente
—"Si va da Rafa a Conte, da Callejon-Higuain-Insigne a Politano (o Neres, domani)- Lukaku-Kvara: e in questo viaggio, un decennio o poco più, ci sono le origini dei tridenti, le loro nature ampie, le diversità. Per la serie, «famolo strano» pure quello era un tridente, dentro una formula poco classicheggiante per i puristi(4 2-3-1) ma tatticamente evoluta, coraggiosa, per Napoli quasi innovativa: prima di Rafa Benitez c’erano Hamsik- Lavezzi-Cavani (e poi Pandev), ma difesa a tre e il resto a ruota. Poi fu quando arrivò il señor della panchina che nel processo di internazionalizzazione ci finì altro. Da destra a sinistra era uno sventaglio: lancio di Insigne, incursione di Callejon, gol o assist per Higuain, che c’aveva un talento e un fiuto... Mertens in panchina sembrava uno spreco ma si giocava (e si gioca)in undici e dunque... Lo strappo Poi, la svolta, nel rigore interpretativo, la introdusse Maurizio Sarri: la sua prima volta, con il Bruges in Europa League, dopo un inizio approssimativo in campionato, il Napoli ne fece 5, magia del tridente, e a 72 ore di distanza, però con la Lazio, per non smentirsi ci scappò un’altra manita. Lo schema, vabbè, stava nelle corde di una squadra che sarebbe durata tre anni con il Vate di Figline, che avrebbe sfiorato subito uno scudetto e un altro lo avrebbe lasciato in albergo, così dissero: con Callejon a destra, Mertens falso nueve (?)in mezzo e lo scugnizzo di Frattamaggiore, in arte Insigne, a sinistra a disegnare le sue parabole delicate eppure perfide. Non scherzavano, deliziavano, e mica così per il gusto di mostrarsi colti venne reinventata la Grande Bellezza: cose (calcistiche) da Oscar.Che però avrebbe vinto Luciano Spalletti nel 2023, pure lui incantando ma con tanto di rivoluzione vera, autentica, massiccia, possente ed un margine netto di guadagno mica solo economico: via Ospina, Koulibaly, FabianRuiz, Insigne, Mertens e dentro Meret(dalla panchina o dalla via di mezzo con il campo),Anguissa (arrivato però un anno prima), Kim, Politano (che c’era da gennaio del 2020) e Kvara. Uno show, un campionato conquistato praticamente a febbraio o giù di lì, un inno alla gioia in uno stadio incredulo e frastornato, che avrebbe festeggiato a maggio (a Udine), poi al Maradona (all’ultima, a giugno) ma soltanto in ossequio alla aritmetica, perché non ci fu storia con le altre. Anzi,fu quella la Storia. Che Napoli insegue a bordo di un tridente".
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