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VENICE, ITALY - SEPTEMBER 10: Carlo Bonomi attends the red carpet of the movie "Un Autre Monde" during the 78th Venice International Film Festival on September 10, 2021 in Venice, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e forte candidato alla presidenza della Lega Serie A, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Il tema focale affrontato dall'imprenditore di Crema non può che riguardare il suo possibile coinvolgimento nell'industria calcistica italiana.
Di seguito alcune dichiarazioni rilasciate da Carlo Bonomi al Corriere dello Sport:
"Lega di Serie A? Sono un civil servant.Lo spirito di servizio è la mia bussola. Se la sesta industria del Paese lancia un grido d’allarme, posso tirarmi indietro?".
"Me lo aspettavo, ma comprendo che la Lega è divisa tra chi vuole rilanciare il calcio e chi vuole coltivare il suo orticello. Non è un passaggio facile e mi metto nei panni degli uomini di buona fede".
"Sul mio nomeho chiesto ampia convergenza. Deve essere chiaro a tutti che è così. Altrimenti, ognuno resta a casa sua. La mia concezione di ampia convergenza? Non sarebbe soddisfatta da un’elezione con sei, sette contrari su venti. Se sarà più di qualcuno, la mia disponibilità cessa all’istante. Confindustria viene prima".
"Ho letto l'intervista di Micchè?Sì, Miccichè è un grande manager che si è messo a disposizione. Quando ha tentato di toccare alcuni interessi, hanno trovato un pretesto formale per farlo saltare. La litigiosità è dovuta a uno scontro di interessi. C’è chi vuole gestire il calcio come un feudo personale, e chi lo vuole portare nel futuro. Bisogna imparare dallo sport professionistico per eccellenza, quello americano: anche tra i proprietari dei club dell’NBA c’è una dialettica talvolta aspra, ma poi si converge sempre su un obiettivo comune. Qui invece vince l’interesse più miope, più breve e più parziale. Guardate quello che è accaduto sui diritti tv. Si è preferito rinunciare a espandere i ricavi, pur di mantenere il controllo sul sistema".
«Loro sono cresciuti, noi siamo rimasti fermi. La Premier fa affari d’oro con i diritti tv esteri, noi prendiamo gli spiccioli su YouTube. Perché non gestiamo bene i rapporti internazionali».
"Qui si tratta di cambiare paradigma: la vera sfida non è tra big e piccoli, ma tra chi vuole un calcio migliore e chi invece lo vuole così com’è. A questi ultimi capisco che la mia indipendenza dia fastidio".
"Se qualcuno teme che mi distragga vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro.Ma non avverrà. Quanto al rischio di conflitti di interesse, parlano il mio impegno e la mia etica, ben noti a tutti. Aggiungo che, delle venti squadre di serie A, dieci sono già iscritte. È un pezzo di mondo presente nel nostro sistema, che adesso chiede di farne parte in maniera più organica. È naturale che accada".
"Sono sicuro che ciò che ho fatto in Confindustria sia replicabile. I bilanci sono tornati in utile, le partecipate sono state messe a posto, e l’anno scorso il Sole 24 Ore ha cambiato sede, ha modificato il formato del giornale, ha chiuso i centri stampa che erano uno spreco inaccettabile di risorse, e ha trovato un accordo sindacale per favorire l’uscita dei pensionabili e assumere giovani. Si può fare anche nel calcio con una gestione seria, indipendente rispetto ai conflitti dei club".
"Su questo voglio essere molto chiaro. Un conto è un ristoro contenuto per le spese sanitarie sostenute dai club durante la pandemia. Un altro conto un ristoro per risanare i bilanci in squilibrio da anni.Un sostegno alla transizione del calcio verso la sostenibilità è concepibile solo in cambio di un impegno chiaro, serio e pluriennale per una gestione manageriale capace di far crescere i ricavi e contenere le spese. In piena collaborazione con le istituzioni, dello Sport e del Paese. La mia disponibilità è solo a questo fine".
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