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Bigon: “Con la Lazio solo un passo falso. Napoli candidato alla vittoria? Vi spiego”

alberto bigon napoli
L'ex allenatore azzurro, artefice dello scudetto 1990, ha provato ad analizzare il momento della squadra di Garcia dopo il primo stop casalingo contro i biancocelesti
Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Alberto Bigon, ex allenatore del Napoli, che ha conquistato lo scudetto del 1990, ha rilasciato una lunga intervista sulle colonne della Gazzetta dello Sport, di seguito quanto evidenziato dalla nostra redazione.

Sull'ambizione tricolore del Napoli «Restiamo equilibrati. Se ci voltiamo indietro, senza guardare troppo lontano, abbiamo ancora sotto gli occhi lo scorso campionato e le difficoltà attraversate dal Milan campione in carica. Per quanto risulti banale come espressione, ripetersi è sempre la parte più complessa e sarà così anche per gli azzurri»


Sulla sconfitta con la Lazio «No, (nessun campanello d'allarme, ndr) perché penso sia presto per formulare un certo tipo di giudizi. Inoltre, le prime due gare sono state positive e anche la terza, al netto del risultato finale, non mi è sembrata preoccupante. Si tratta semplicemente di un passo falso, che non può determinare un momento o la condizione di una squadra».

Natan al posto di Kim, squadra indebolita? «Se dobbiamo discutere in termini di valore assoluto della linea difensiva, rispondo di sì, non posso che essere d’accordo. Ma anche l’anno scorso si faceva esattamente lo stesso discorso, quando il sudcoreano fu preso per sostituire Koulibaly e poi abbiamo visto com’è andata. Quindi, diamo tempo all’allenatore e al nuovo arrivato di inserirsi a dovere, così da capire esattamente la qualità del reparto e prendere le misure».

Su Osimhen e i 10 milioni di ingaggio proposti dal Napoli «Non ho perplessità in proposito, è un calciatore molto particolare con doti enormi. Combina caratteristiche fisiche e tecniche in modo unico. Non mi parli di soldi: non sono mai stato bravo in materia. Di certo, è una cifra che va contestualizzata in base al campionato: in Italia ha un valore, in Inghilterra ne ha un altro e in Arabia Saudita un altro ancora. Sarebbero sicuramente tanti per un calciatore di Serie A, ma se non li prende lui...».

Sul digiuno di Kvaratskhelia «Non si tratta assolutamente di un caso. Ormai lo conoscono tutti, soprattutto gli allenatori avversari. È sempre il primo ad essere raddoppiato, cosa che all’inizio non accadeva. Ritengo sia questa la chiave più giusta per spiegare un simile digiuno».

Su Raspadori esterno d'attacco «Ha le qualità per ricoprire anche quel ruolo, tuttavia mi sbilancio nel dire che preferisce senz’altro giocare al centro dell’attacco. Mi immedesimo perché ricorda tanto com’ero io all’epoca: non proprio un falso centravanti ma un attaccante di manovra, che sa giocare lontano dall’area di rigore»

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