E due parole sull’Atalanta, doverose: i bergamaschi hanno vinto l’Europa League, poi hanno sofferto la partenza di un calciatore determinante come Koopmeiners. Sembra una stagione segnata verso la “normalità” e invece eccola qui la Dea, splendida splendente. Soprattutto, sarebbe bello conoscere colui che un giorno si è svegliato, è andato da Gasperini e gli ha detto così: “Mister, scommettiamo su Lookman, quello che ha fatto 16 gol nelle ultime 6 stagioni”. E Gasperini: “Ok, ci sto”. Non è Bergamo, è Hogwarts. Difficile, anzi, impossibile non essere d’accordo con i tifosi della Roma. È francamente complesso capire in quale direzione stia operando la dirigenza giallorossa e tutto è diventato più confuso da quando hanno deciso di esonerare Daniele De Rossi. In questo caso fin dall’inizio eravamo tutti d’accordo sul fatto che, per momento e situazione, non potesse essere Juric l’uomo giusto per svoltare. L’ex Torino è durato il tempo di un fiammifero, senza aver mai dato la sensazione di farsi seguire davvero da Mancini e compagni. Da dove si riparte adesso? In un mondo normale da De Rossi, ma questo non è un mondo normale. E allora ecco Sor Claudio Ranieri, scelta paracula ma quantomeno non così insensata, è pur sempre il dottor House degli allenatori. In casa Napoli, disciplina e rigore hanno sterminato l’anarchia che si era fatta strada un anno fa, d’altronde è questa la cura Conte, con la terapia d’urto che il tecnico salentino propone a tutti i suoi calciatori quando arriva su una nuova panchina. C’è poco da dire: funziona. La controindicazione è vedere troppo spesso Politano e Kvara a difendere accanto a Di Lorenzo e Olivera, con Lukaku solo là davanti. Per il resto mi soffermerei sul vero, grande colpo di mercato di questa serieA e prossima Statuina del presepe a San Gregorio Armeno: Scott Mc Tominay. Dirompente, dominante, un bronzo di riace. Forse l’incedere non è tra i più aggraziati, ma chissenefrega.
Ps. Però preferisco Calhanoglu.
Infine, due cose sulle parole di Conte post Inter-Napoli.
Antonio Conte ha vestito i panni dello stratega, non ci vuole molto per capirlo, basta osservare quello che ha detto e fatto in passato. Dice “Bisogna cambiare il protocollo” e fa passare il tutto come un tentativo di dare ordine al calcio in generale, mica solo per generare un tornaconto personale. Ma, ci consenta, “Ccà nisciuno è fesso” (cit.).
Il popolo non ha tradotto le parole dell’ex ct con “Evviva Conte che vuole un regolamento più corretto per il bene del giuoco e di tutti noi!” ma “Marotta lig! L’Inter rubbba!” (con tre B). In fondo se vuoi lanciare un messaggio “puro” lo fai a mente fredda e nei luoghi adatti, se invece intendi mettere pressione al tuo avversario - magari quello che ritieni più competitivo in ottica scudetto - allora lo pizzichi al momento giusto.
Da domenica non si fa altro che parlare di uno strampalato “Caso Nazionale”, ovvero quello di un rigore assegnato dopo aver applicato correttamente il protocollo in essere. Oh, può piacere o no (al sottoscritto per esempio piace pochissimo), ma a San Siro i varisti hanno fatto esattamente quello che prevede il regolamento. Come in Empoli-Napoli, del resto, una situazione parecchio simile a quella di San Siro. In quel caso, però, Conte ha preferito non proferire parola. Giusto così, lo avremmo fatto tutti. Sapete che c’è? Conte ha banalmente voluto punzecchiare l’Inter, una rivale che ritiene molto forte. Trattasi di mossa intelligente di chi ambisce allo scudetto, perché Conte, allo scudetto, ci punta eccome. E giustamente".
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