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(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Ottavio Bianchi, doppio ex allenatore di Napoli e Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de Il Mattino, presentando il big match di questa sera fra le due squadre.
"Sono le due piazze più difficili per un allenatore. Non lo dico solo io, ma lo dicono tutti quelli che ci sono passati. Si tende a mettere molta più pressione sugli allenatori. Questo avviene perché a Napoli e a Roma i calciatori sono dei divi ai quali viene perdonato tutto. Mentre l'allenatore diventa catalizzatore dell'attenzione. È una cosa che succede un po' ovunque, ma a in quelle piazze in maniera esagerata. Se perdi una partita perché un tuo attaccante ha preso un palo a porta vuota, la piazza chiederà la testa dell'allenatore. È così da sempre, me lo diceva anche Pesaola durante le nostre lunghe cene napoletane".
"Gattuso mi sembra una persona innamorata del suo mestiere. Ho letto delle polemiche che ci sono state e questo sicuramente non ha influito positivamente per la sua gestione. Se non sei abituato diventa un bel problema".
"Ammetto che a inizio stagione mi sarei aspettato molto di più dal Napoli. Poteva essere l'anno buono considerando il calo fisiologico della Juve. E l'Inter prima di un mesetto fa non sembrava così irresistibile. Sarà che sono molto legato al Napoli, ma per me parte sempre tra le favorite per il titolo, ma quest'anno ha avuto un andamento molto altalenante. Solo da poco sembra essere rimesso in carreggiata".
"Inutile girarci attorno: il calcio italiano è mediocre. Sono anni che lo diciamo. Anche perché gli italiani giocano poco e gli stranieri che arrivano non sono quelli di 20 o 30 anni fa. Prima i migliori del mondo venivano a giocare in serie A, adesso vanno altrove. Non dobbiamo stupirci di nulla se nel nostro campionato fanno la differenza Cristiano Ronaldo e Ribery che sono nella fase calante della loro carriera. E poi: i giocatori italiani che sono andati all'estero hanno giocato in pochissimo. In tantissimi vanno e poi tornano, perché dettano legge qui ma non riescono ad imporsi fuori".
"Mi piacerebbe che si tornasse a valorizzare i nostri giovani. Trovo inammissibile che ogni squadra non abbia almeno 7-8 giocatori cresciuti nel settore giovanile. Il mio Napoli aveva 7-8 ragazzi di Napoli che erano fantastici: ti davano una mano, sicurezza, anche se non giocavano".
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