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Luciano Spalletti (Photo by SSC NAPOLI via Getty Images)
L'edizione odierna del Corriere dello Sport commenta il pareggio del Napoli al Camp Nou contro il Barcellona nell'andata dei sedicesimi di finale di Europa League.
"Con gli occhi rivolti al cielo, che quasi vorrebbero invocare un aiuto divino, al minuto 101 d’una sfida per uomini forti, il Napoli scopre di avere un’anima gigantesca almeno quanto il Camp Nou. E mentre quell’ultimo pallone sfila via nelle tenebre, e non resta altro da fare che dedicarsi prima al Cagliari e poi di nuovo al Barça, dallo scintillio della serata emerge il carattere d’acciaio d’una squadra costretta a svestirsi di se stessa e a travestirsi con un mini-esercito di gladiatori. Gli ottavi di finale d’Europa League sono lì, a 90' minuti - o magari a 120, chi può dirlo? - però Spalletti se ne va da Barcellona a petto in fuori, con la consapevolezza d’aver costruito un Napoli europeo nella forma e pure nella sostanza, capace di incantare e però anche di soffrire. In un’ora e mezza piena di un calcio “trasversale” - il palleggio raffinato del primo tempo, l’atteggiamento sofferente ma reattivo della ripresa - il Napoli coglie i segni della sua natura. Che sa essere autorevole oppure autoritaria, che si applica a ciò che vive, evitando di adagiarsi nella propria bellezza. L’1-1 fonde cuore e cervello ed è l’eredità di una ripresa arricchita dalla resistenza a oltranza ma appartiene pure a quei 45' minuti di sfacciata esuberanza. L'Europa League è un'idea da accarezzare a muso duro".
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