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(Photo by David Ramos/Getty Images)
Un momento di ordinaria follia rischia di costare a Gian Piero Gasperini la finale di Coppa Italia e l’intero finale di stagione della sua Atalanta, senza neppure poter entrare nel centro sportivo. L’accusa è grave: aver interrotto un controllo antidoping di uno dei suoi giocatori. I fatti risalgono al 7 febbraio, tre giorni prima della semifinale di ritorno di Coppa col Napoli vinta 3-1. Al centro di Zingonia, durante un controllo a sorpresa di Nado Italia, l’agenzia italiana antidoping, il tecnico ha interrotto un suo giocatore che aveva riempito solo a metà la provetta per le urine. Ha urlato e inveito contro l’ispettore. Ha rivolto insulti contro l’antidoping stesso. Lo riporta l'edizione odierna di Repubblica.
Il controllo è stato completato regolarmente a fine allenamento, ma il procuratore antidoping Pierfilippo Laviani ha chiesto 20 giorni di squalifica per l’allenatore, deferito al tribunale antidoping. Il giudizio è fissato per il 10 maggio, ma l’accusa, violazione dell’articolo 3 comma 3 del codice, è molto grave e quasi scontato appare l’esito. Una condanna vale a tutti gli effetti come violazione del protocollo antidoping. Quindi si applicano esattamente le misure per chi non passasse un controllo. Se fosse squalificato dunque, l’allenatore dell’Atalanta non potrebbe avere contatti con i tesserati. Gli sarebbe cioè precluso l’ingresso al centro sportivo per allenare i suoi calciatori. Con ogni probabilità anche allo stadio, visto che non è possibile far entrare il pubblico. Gasperini avrebbe potuto evitarlo. Il patteggiamento a 10 giorni di squalifica però è stato rifiutato dal tecnico e dal suo legale, nonostante la squalifica cadesse tra il 23 marzo e il 3 aprile, ossia durante la sosta per le nazionali.
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