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Nella giornata di ieri è rimbalzata la notizia: Allan e la casa svaligiata. Il Corriere dello Sport ha provato a fare chiarezza ed evidenziare cosa possa essere accaduto nello specifico.
Venerdì, alle tre del pomeriggio o chissà quando, i ladri ci hanno provato, la signora Allan ha sentito rumori, ha chiamato i carabinieri che sono intervenuti ma ora la Digos indaga per capire se questo è calcio o delinquenza allo stato puro.
Non sono state ore semplici per Allan, sin da martedì, da quando nello spogliatoio monta la rivolta e c’è il rifiuto dei calciatori di andare in ritiro: poi accade anche altro, uno scontro frontale tra il mediano brasiliano ed Edoardo De Laurentiis, il vice presidente, e il caos assume contorni giganteschi, diviene ingovernabile, prima d’un riavvicinamento tra sms che prelude ad una pace sulla quale ognuno sta lavorando.
INDAGINI - Giovedì, al San Paolo, c’è la terza puntata di questo romanzone a tinte fosche, con la contestazione alla squadra, Allan incluso, «invitato» ad andarsene a Parigi, ritenuta la causa delle «distrazioni». E il venerdì, sarà un «caso» (?) vuole che la cronaca approdi a casa di Allan, uno degli «ammutinati», e quindi vien da pensare che il 18esimo episodio criminale registrato a Napoli abbia un legame con ciò ch’è accaduto in settimana, o forse no, perché dubbi ce ne sono, ne restano e sembra che si tratti di altro.
Ma la signora Allan (settimo mese di gravidanza) ha altro da chiedersi e a cui pensare: «Ai miei figli che piangevano terrorizzati. Da quando siamo arrivati a Napoli siamo stati accolti benissimo ma questo non è calcio, questo non è tifo». Non è neanche vita, per una mamma, per un padre, per chiunque.
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