Serviva un po’ di lucidità nel primo tempo, un po’ di cattiveria agonistica, un po’ di reazione sulle situazioni di contrasto, nell’andare a prendere l’avversario, anche perché siamo stati la maggior parte del tempo nella loro metà campo e possiamo dire anche negli ultimi 40 metri loro. E’ vero che il fatto che l’avversario sia schierato tutto sotto la linea della palla, può rallentarti su alcuni punti di vista, invece ti deve dare manforte e confidenza che stai mettendo sotto una squadra che comunque ha il suo obiettivo stagionale, è una buona squadra. Invece di sfruttare queste situazioni ci siamo fatti prendere nelle due occasioni di palla inattiva.
Come avremmo potuto battere il Cosenza? Ci sono vari metodi. Un ostacolo puoi saltarlo, aggirarlo, puoi buttarlo giù. L’importante è essere lucidi, fare le cose che si preparano. Il risultato è vero che è fortemente negativo. Però ci dà modo per parlarne con i ragazzi, i nostri obiettivi non si fermano in una settimana o quella prima o quella dopo con una gara. Bisogna lavorare di più, lavorare meglio. Perché se molti verranno ad affrontarci in questo modo, ci sono delle soluzioni e dobbiamo essere lucidi per attuarle".
Ed ancora sulle impressioni positive
—"Il motivo per cui cerchiamo un forte coinvolgimento verso la maggior parte dei giocatori della rosa. Se non forte, totale. Ci aspettiamo che chi subentra o comincia una partita, sebbene non abbia giocato la precedente, dia il suo contributo per costruire un mattoncino che poi dev’essere utile alla costruzione del nostro obiettivo. Non c’è da sorprendersi se entrano bene i ragazzi. Anzi, questo dev’essere un obbligo da parte di tutti, perché solo così puoi creare dei dubbi all’allenatore, solo così puoi andarti a ritagliare uno spazio che sia maggiore rispetto a quanto magari in quel momento ricevi.
Tifosi? Ve l’avrei detto io se non avessi ricevuto la domanda. Li abbiamo sentiti, siamo contentissimi. Anche la scorsa partita erano in tanti. Questo non ci può far altro che piacere, tra l’altro inorgoglisce i ragazzi che vanno in campo e si rendono conto che ci sta una responsabilità da portare avanti, che non è solo quella condivisibile con le famiglie o con la fidanzata o con i pochi amici che magari vengono a vedere la partita. Ma che ci sono tante altre persone che fanno parte del nostro contesto che vanno rispettate e vanno supportate così come supportano loro a noi, attraverso le prestazioni e i risultati".
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