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Jorginho: “I napoletani sono passionali, ti trattano come dèi. Una volta…”

Edoardo Riccio

Ai microfoni di The Players Tribune, Jorginho, centrocampista del Chelsea e della Nazionale italiana, ha raccontato i momenti più ostici della sua vita e la sua carriera professionale, tra cui l'esperienza al Napoli

Jorginho, centrocampista del Chelsea e della Nazionale italiana, si è raccontato a The Players Tribune. Il calciatore, candidato al premio del Pallone d'Oro, ha parlato dei momenti difficili della propria vita e della sua carriera professionale, citando anche l'esperienza al Napoli.

Jorginho: "Adoro i napoletani, Napoli è una città caotica ma bella"

Di seguito le dichiarazioni del calciatore:

Sulla sua gioventù

"Quando avevo cinque anni, mio ​​padre mi aveva chiesto cosa avrei voluto fare da grande, io dissi che sarei voluto diventare un calciatore. Ero pronto a fare qualsiasi cosa. Ma poche settimane dopo che la donna delle pulizie se n'era andata, mia madre venne a trovarmi al campo. È andata in bagno. Quando tornò, mi disse che saremmo andati via, ma io non potevo andarmene, l'avrei incolpata per tutta la vita".

Sulla sua esperienza al Napoli

"Ho trovato un nuovo agente, João Santos, che è ancora con me oggi. Devo anche ringraziare Rafael, che era un portiere della squadra e che ora è come un fratello per me. Quando avevo 20 euro a settimana, mi portava a casa sua e mi comprava cibo e vestiti. João e Rafael sono stati una parte importante del motivo per cui ho fatto irruzione nella prima squadra del Verona nel 2011. Non dimenticherò mai quello che hanno fatto per me.

Quando mi sono trasferito a Napoli nel gennaio 2014, mi sono trasferito in una  città molto diversa. Sappiamo tutti come sono i napoletani, vero? Oh!! La passione, amico, sono passionali! Trattano i loro giocatori come dei! Non potevo andare al supermercato. Non potevo andare al parco. Nessuna possibilità!! Mi tirerei un berretto fino agli occhi e mi nasconderei sotto una felpa con cappuccio. Mio padre diceva che sembravo un fuggitivo!"

 Su un episodio accaduto quando vestiva la maglia azzurra

"Abbiamo cercato di essere tattici. Mi misi il berretto e la felpa con cappuccio e camminai dietro di lui lungo una stretta strada pedonale. Siamo arrivati ​​in Piazza del Plebiscito e ci siamo nascosti nel retro di un bar affollato. Ha funzionato. Nessuno mi ha notato.

Finora solo il cameriere mi aveva visto, ma si era già fatto buio. Allora indovina cosa è successo? Il cameriere aveva acceso il flash. Fa clic sul pulsante. Il mio viso si illumina. L'intera piazza si gira e grida "JORGINHO!!!". Tutti iniziarono a gridare il mio nome. Tutti volevano una foto, anche chi non sapeva chi fossi. Per fortuna un ragazzo mi ha salvato e mi ha tirato fuori la folla".