Una disfatta che brucerà ancora per molto tempo, forse anni. L'Italia per la seconda volta, consecutivamente, manca la qualificazione ai Mondiali. Da Russia 2018 a Qatar 2022, la grande assente sarà proprio la Nazionale azzurra. A tal proposito è intervenuto il preparatore tecnico del Giappone, Eugenio Albarella.
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Giappone, Albarella: “Italia? Se metti quelli del Sassuolo o riserve di altri…”
"C'è una grande differenza tra la Nazionale giapponese e quella italiana" - così esordisce il preparatore atletico Albarella
Albarella: "C'è molta differenza tra la Nazionale giapponese e l'Italia"
Di seguito l'intervista del preparatore atletico del Giappone, Eugenio Albarella, ai microfoni di Radio Punto Nuovo durante Punto Nuovo Sport Show:
"Come spesso succede nel nostro Paese non analizziamo bene le difficoltà del momento anche in funzione dell'avversario. Abbiamo perso contro la 62ª in classifica ranking, ma oggi non bisogna tralasciare nulla in tutte le partite, dallo stato di forma, passando per le scelte, fino alla gestione psicologica".
Sul Giappone
"Il Giappone si è qualificato per i prossimi Mondiali, per l'ottava volta consecutiva. A differenza dell'Italia, negli ultimi Mondiali ha superato sempre i gironi. Nel 2021 ci siamo goduti gli eventi e abbiamo riflettuto nei giochi olimpici la nuova generazione, quella degli oriundi, che pur venendo da Paesi lontani sono italiani a tutti gli effetti. Questo è un salto di qualità per fame e genetica. Il calcio deve perseguire la stessa strada. Fino a quando non si imporranno le regole di ogni squadra professionistica deve annoverare nella propria rosa un tot numero di giocatori da far scendere in campo per obbligo non faremo mai un salto di qualità".
Sulla qualità della rosa
"Analizzando la rosa dell'altro giorno conto 3-4 giocatori con esperienza da Champions, 1-2 con oltre 30 presenze in Champions. Questo conta. Calciatori che sono nel Sassuolo o vivono da riserve in altre squadre non aiutano a superare le difficoltà".
Sulla differenza tra lo spirito giapponese e italiano
"Noi inconsciamente ci preoccupiamo solo dello stato e dell'interesse personale, legato alla squadra del cuore. Questo porta al problema della Nazionale. A me piace ricordare lo spirito del Giappone, dove, al di là di essere legati alle squadre di club, c'è un senso di appartenenza alla nazionale che qui non abbiamo. Se vediamo la Nazionale come un fastidio, un problema non faremo mai il salto di qualità e ce ne preoccuperemo dopo. Se vogliamo diventare una nazione e un movimento forte, la Nazionale deve essere l'espressione massima e il senso di appartenenza deve essere viscerale. L'unica strada per dare degli input ai dirigenti per cambiare lo stato delle cose".
Sulla fine del campionato
"Il finale di campionato? È sicuramente molto agguerrito, dove mai nella storia, ci si è presentati a otto giornate dalla fine con quattro squadre che possono vincere. Non so se si tratti di un passo in avanti o indietro che ha permesso questo stato di condizione".
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