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Almeno due volte al mese ricordiamoci che i Mondiali in Qatar hanno ucciso quanto una guerra

Mattia Fele

L'assurda competizione mondiale tra le nazionali in Qatar è nata sul sangue e sul sudore e sull'illegalità. Ammazza tutti i diritti per cui il globo ha lottato da quando è venuto fuori l'Homo abilis ad oggi. Ogni tanto va per lo meno ricordato

Secondo l’ultima inchiesta del The Guardian del 2021, sarebbero almeno 6.500 i lavoratori provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka morti per permettere il calcio d’inizio dei Mondiali a dicembre 2022. Già basterebbe questo a definire questa competizione i mondiali della morte, senza voler citare le assurde limitazioni comportamentali che sono state poste ai tifosi in trasferta (ma la gente che ci va pure, è matta? ndr), della serie: non siate omosessuali, non baciatevi, non gridate, non vestitevi in modo indecoroso. Non siate.

Come in Brasile, ma peggio

Una situazione di questo tipo si verificò anche a Brasile 2014, dove persero la vita 44 operai per lo più ventenni. Altri invece ebbero il coraggio di raccontarsi: “Vorremmo andarcene, ma la società per la quale lavoriamo (la Lusail Real Estate Company, ndr) non ce lo permette e se scappassimo e se scappassimo, diventeremmo dei clandestini e la polizia potrebbe beccarci e rispedirci a casa in qualunque momento". E un altro, il 27enne Ram Kumar Mahara: "Siamo costretti a lavorare a stomaco vuoto per 24 ore e a dormire in 12 in una stanza, ma quando mi sono lamentato, il mio capo mi ha aggredito e mi ha buttato fuori dal campo, rifiutandosi di pagarmi, e ho dovuto supplicare gli altri operai di darmi un po’ di cibo”. Robe da colonialismo del diciannovesimo secolo. E menomale che la schiavitù era un esercizio tutto occidentale. La FIFA, dati gli introiti esorbitanti e inimmaginabili per ogni essere umano che sappia contare fino a mille miliardi, ovviamente se ne lava le mani e anzi ha ben deciso di modellare tutta la stagione sportiva in base a questo evento magnificente. Noialtri tutti saremo pure costretti a scriverne e pure dobbiamo essere infelici di non parteciparvi (come Nazionale, beninteso). La realtà è che dove ci sono tantissimi soldi c'è tantissimo sfruttamento perché le distanze incolmabili tra ricchezza e iper-povertà sono la base del Capitalismo. Succedeva già nell'Inghilterra vittoriana di fine Ottocento. Nessuno farà mai nulla, ma almeno due volte al mese andrebbe ricordato che tutto ciò a cui stiamo per assistere sarà un obbrobrio umano. Si gioca sul sangue.