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L’Italia del Mancio è un capolavoro di contaminazione tattica: l’analisi del mister

(Getty Images)

Un po' del Napoli di Sarri, del Sassuolo di De Zerbi, dell'Atalanta di Gasperini e il Mancio scippa in casa degli inglesi, a Wembley, la Coppa degli Euro2020

Redazione

Il lavoro di Roberto Mancini è un autentico capolavoro di contaminazione tattica. Il Mancio è riuscito a mettere insieme il meglio di Sarri, De Zerbi e Gasperini ed è riuscito non solo a far risorgere una Nazionale allo sbando ma addirittura a portare il trofeo degli Euro2020 a casa, battendo in fila: Turchia, Svizzera, Galles, Belgio, Spagna e Inghilterra.

L'Italia del Mancio è un capolavoro: Sarri, De Zerbi e Gasperini

 (Getty Images)

La vittoria della nazionale a Wembley è il successo di un’idea: un rielaboro e sintesi del meglio che la Serie A abbia offerto negli ultimi anni. I codici di accesso, i principi di gioco, che Mancini ha splendidamente tesaurizzato e contaminato tra loro sono quelli del Napoli di Sarri, del Sassuolo di De Zerbi e dell’Atalanta di Gasperini. Ovvero, i tre migliori tecnici autori, non solo registi, del nostro campionato. Senza de-istituzionalizzare gli ultimi presidi della scuola italiana, rappresentati dal capitano, Giorgio Chiellini. Un capolavoro.

La fase di possesso

Ogni zona di competenza in fase di possesso, dalla costruzione dal basso passando per il consolidamento o sviluppo fino alla rifinitura. Tutto seguiva lo spartito del gioco di posizione, alla ricerca continua di triangolazioni mobili lungo il campo. Sfruttando così le conoscenze acquisite nei propri club (Insigne, Jorginho, Verratti, Locatelli su tutti). Il sovraccarico da un lato per liberare quello debole, le combinazioni dentro/fuori nei mezzi spazi per svuotare e riempire il centro, sono le trame che abbiamo potuto ammirare in “quel” Napoli di Sarri e nel laboratorio emiliano di De Zerbi a Sassuolo.

La fase di non possesso e la contaminazione tattica

In fase di non possesso, evidente come l’attuazione del pressing ultraoffensivo e soprattutto la riaggresione a palla persa sia stata mutuata dagli stessi già citati e della dea del Gasp. Nella sua capacità di comprimere lo spazio intorno fornendo un’aggressione spietata dopo la perdita del possesso, orientandosi sull’uomo più vicino. Di certo, non il sistema così peculiare del Gasp delle marcature a uomo nello spazio e le rotazioni in essere. Ma il fatto che Mancini abbia preferito Toloi e dato così fiducia a Pessina è un’ulteriore testimonianza di voler, appunto, contaminare e legare più conoscenze tattiche possibili. E come tutti i modelli di gioco vincenti, Mancini è riuscito ad assecondare e soffiare anche sul vento in transizione. Contropedista di Federico Chiesa, in una condizione fisica memorabile in un torneo così breve e intenso come l’Europeo. Complimenti al tecnico di Jesi perché per realizzare questa magia non ha sbagliato una pozione. La Serie A riparta da questi ingredienti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a cura del mister Bruno Conte