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Il calcio italiano c’entra poco con la Nazionale che ha battuto i “portavoce” della Premier

Mattia Fele

Il movimento della nostra Serie A forse c'entra zero con la Nazionale. Altrimenti perché l'Inghilterra non tramortisce tutti mentre lo fa la Francia, che ha nella Ligue 1 un prodotto irricevibile e di bassa statura? Da rivalutare le analisi

L'Inghilterra di Southgate ha perso (di nuovo) contro l'Italia di Mancini ieri sera. La stessa Nazionale eliminata dagli spareggi "mondiali" dalla Macedonia del Nord a Palermo, che non ha saputo sbloccare la gara contro la Bulgaria e via discorrendo. La stessa Italia, per intenderci, di cui s'attacca il campionato per club per non essere all'altezza del resto d'Europa, di conseguenza risultando in uno scarso successo della squadra nazionale A. Ma è così certa la relazione - nel 2022, perché magari prima era più marcata - tra tendenze e potere dei club e successo tecnico della squadra nazionale di un Paese? L'Inghilterra sembra dire il contrario, dato che non ha mai vinto se non una volta 56 anni fa (quando era tutto tranne che la rappresentante del campionato più ricco al mondo).

La Ligue 1 è un campionato davvero scarso

La Francia ha in campo Mbappé, Kanté, Griezmann, Pogba, Giroud etc. Ma ha il campionato più scarso dei 5 top europei, irricevibile e spettacolare zero. Non ha un DNA perché i suoi calciatori sono compositi perché composita (talvolta violenta ndr) è stata la politica coloniale del Paese, da cui una migrazione che rende la nazionale di Deschamps tra le più variegate e multiculturali. Il che è una storia bellissima, così come è altrettanto bello che uno come Koulibaly di contro abbia scelto il suo Paese d'origine sulle vittorie. Sono scelte. Ma non c'entrano niente con il campionato francese. La Premier ha le squadre più forti d'Europa e ciò non si rivede nella nazionale inglese che ha un'identità di fisico e intensità, ma poi mette in campo Sterling e Foden e si perde in un bicchier d'acqua nonostante siano giocatori fortissimi. Che le squadre rappresentino un movimento è in parte vero se si tratta di DNA, di stampo sanguigno di un modo di far calcio: così il Brasile, l'Argentina, la Spagna che fanno calcio simile a se stesso da anni e non hanno mai bisogno di convertirsi ad altro se non alla loro stessa pelle. L'Italia, invece, dipende spesso dai suoi talenti e spessissimo dai suoi allenatori e dalla sua tradizione, ma il campionato italiano è altro. Si basa (come gli altri) su potentati locali e liquidità economica, su fascino individuale e non collettivo di una nazione. Le due cose non collimeranno mai, così come - era già ovvio ma nessuno lo ha mai detto - la Macedonia non può avere un campionato nazionale per club in grado di superare il nostro. In Italia mancano le infrastrutture? Vero. Manca cultura sportiva nei genitori? Vero. Ci sono cose da migliorare? Certo! Ma nel 2006 era pure peggio di così...

Di Mattia Fele

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