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Se non batti chiodo dal ‘66 un motivo ci sarà: l’Italia dei bastards ha piegato i viziatelli inglesi

Giovanni Ibello

L'Inghilterra ha sì creato il calcio ma sembra che il culto di questo credo sia fuori dalla sua portata

Marcus Rashford e Jadon Sancho sono due calciatori dal talento luminoso. Ed è francamente assurdo pensare, a posteriori, che il ct inglese Southgate li abbia tenuti fuori per quasi 120 minuti, favorendo una formazione più strutturata in difesa con Trippier in aggiunta ai tre centrali. Insomma, al pronti via l'Inghilterra trova sì il vantaggio ma rinuncia ai suoi principali bucanieri, dando peraltro un messaggio chiaro all’Italia: "Noi abbiamo paura".

Vince ancora l'Italia dei... "bastards". Inghilterra troppo fragile mentalmente

L'atteggiamento rinunciatario dei Tre leoni favorisce gli azzurri dei bastards Bonucci e Chiellini (al di là della rivalità con la Juventus, questo europeo porta la loro firma in calce). Tornando alla premessa, il secondo suicidio Southgate lo compie proprio quando inserisce Rashford e Sancho esclusivamente per i rigori. Più di uno psicologo dello sport sostiene - non a torto - che schierare un giocatore fresco per la fase più bollente del match significa caricarlo di una pressione a tratti ingestibile. Certo, dipende anche dall'indole dell'individuo, se è freddo, se è emotivo...  In ogni caso, calciare un penalty con la mente vaporizzata dalla stanchezza è paradossalmente più semplice che farlo con il carico di energie. Detto senza mezzi termini, sei sei stremato è più probabile che il tuo cervello non vada in tilt. Sono questi i due errori principali che hanno genuflesso i ragazzi di Southgate. L'ex difensore del Southampton ha perso anche perché nella Londra boriosa del "it's coming home" ha fatto vincere la paura.

Kpmg: l'Inghilterra vale il doppio dell'Italia

Secondo Kpmg Football Benchmark la nazionale inglese ha un valore di mercato pari a 660 milioni di euro contro 348 milioni dell’Italia. Perché allora non privilegiare il talento? Questo resterà sempre un mistero. Insomma, possiamo ammettere senza temere smentita che al di là della cazzimma degli italiani, a vincere è ancora una volta la tradizione pedatoria. La Premier è il torneo più ricco d'Europa, ma sforna giocatori strapagati dalle valutazioni siderali. Essere squadra è un'altra cosa. Al di là di ogni retorica è un dato di fatto che l'Italia abbia vinto il torneo con calciatori del Sassuolo, della Lazio, del Napoli (ahimé fuori dalla Champions), dell'Atalanta. Ok, l'Inghilterra avrà anche creato il calcio ma sembra che il culto di questo credo sia fuori dalla sua portata; e lo dice la storia, un solo mondiale vinto e non senza ombre. Mentre in Brasile si giocava il fùtbol bailado che ha portato i verdeoro a conquistare ben cinque mondiali, in Inghilterra Brian Clough  - colui che ha vinto due coppe dei campioni con il Forest, per intenderci - da novello don Chisciotte lottava contro i mulini a vento: era il solo a predicare un football fatto di scambi stretti, trame adamantine e gioco palla a terra. Il tutto in un mondo, come quello British, dove ancora oggi a regnare è la fisicità, le traiettorie aeree, le entrate da macellaio e i palloni impregnati di pioggia che pesano come macigni. Diceva Clough, inascoltato predicatore: "Se Dio avesse voluto che noi giocassimo a calcio tra le nuvole avrebbe fatto crescere lì l'erba". Ecco, dispiace cari amici inglesi ma siete rimasti indietro anni luce. Altro che it's coming homeSe non battete chiodo da oltre cinquant'anni un motivo ci sarà.

A cura di Giovanni Ibello

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