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DOHA, QATAR - NOVEMBER 21: Iranian players line up for the national anthem prior to the FIFA World Cup Qatar 2022 Group B match between England and IR Iran at Khalifa International Stadium on November 21, 2022 in Doha, Qatar. (Photo by Matthias Hangst/Getty Images)
I colleghi della Gazzetta dello Sport si soffermano sulla scelta dei giocatori dell'Iran di non cantare l'inno nazionale per le ben note vicende politiche e sociali che stanno sconvolgendo il loro paese. Una scelta coraggiosa per non dire rischiosa... ma del resto rischioso è il termine più corretto. Questi ragazzi rischiano la vita. Alla luce di un gesto simile fa ancora più rumore la scelta delle nazionali europee che a fronte del ben più moderato "rischio cartellino giallo" hanno rinunciato alla fascia arcobaleno. Ecco quanto evidenziato dalla rosea:
"Muti, mani sulle spalle dei compagni, mentre le note del loro inno riecheggiano nello stadio. I giocatori dell'Iran non hanno cantato, un gesto molto significativo. Non sarà il pugno di Tommy Smith e John Carlos a Città del Messico, ma potrebbe comunque passare alla storia. Sono rimasti lì, immobili, la sfida lanciata, senza paura. Sugli spalti qualcuno piange, in panchina solo un assistente di Queiroz muove le labbra. E il pubblico fischia, fa capire agli ayatollah da che parte sta.
La protesta era iniziata fuori dallo stadio, con i tifosi iraniani che inneggiavano a Masha Amini, la giovane uccisa dalla polizia iraniana dopo l'arresto da parte dei paramilitari Basij con l'accusa di non aver indossato l'hijab, morte che ha scatenato proteste in tutto il Paese, represse con violenza (oltre 400 morti) da parte del regime degli ayatollah. Non è stato il solo nome cantato dai supporter persiani, che hanno anche invocato Ali Karimi, l'ex giocatore che si è schierato a favore della rivolta".
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