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Non si è mai profeti in patria: il tabù contro le finali in casa agli Europei

LONDON, ENGLAND - JULY 07: Harry Kane of England is congratulated after scoring his team's second goal by Jordan Henderson, Phil Foden, Kyle Walker, Jack Grealish, Raheem Sterling and Luke Shaw during the UEFA Euro 2020 Championship Semi-final match between England and Denmark at Wembley Stadium on July 07, 2021 in London, England. (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

Giocare in casa una fase finale di un Europeo o un Mondiale, in genere, è un motivo di vanto e soprattutto dovrebbe trattarsi di un grande vantaggio

Tony Sarnataro

 Giocare in casa una fase finale di un Europeo o un Mondiale, in genere, è un motivo di vanto e soprattutto dovrebbe trattarsi di un grande vantaggio. Tralasciando che questo doveva essere una manifestazione itinerante e invece l'Inghilterra si troveranno a giocare a Wembley 6 gare su 7. Ma davvero si è profeti in patria?

Inghilterra, Kane e compagni contro il tabù

 (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

Tenendo conto delle ultime manifestazioni, la risposta è no. Giocare in casa ti aiuta a fare un ottimo percorso ma non a vincere il torneo. Tanti gli esempi: da Italia '90 alla Germania 2006, passando per il Brasile 2014. Tutte compagini fermate in semifinale. Ma si era ai mondiali. Per quanto riguarda gli europei, il tabù sembra essere...la finale. Detto dell'Olanda sconfitta nel 2000 sempre al penultimo atto, nelle ultime edizioni è andata leggermente meglio. Ad esempio il Portogallo nel 2004 e la Francianel 2016 sono arrivate in finale, perdendola. Dunque il binomio squadra di casa-vincente coppa, è assolutamente smentito. Anzi, spesso è una sorta di tabù.

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