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Budel: “Barella il centrocampista perfetto. L’Italia di Mancini diverte”

Roberto Mancini (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Le parole dell’ex calciatore sulla Serie A e sulla Nazionale

Giovanni Montuori

SuperNews ha intervistato Alessandro Budel, ex giocatore, tra le altre, di Milan, Spezia, Cagliari, Empoli e Brescia. L’ex centrocampista milanese classe 1981 ha ripercorso le tappe della sua carriera, partendo dalle giovanili trascorse nella squadra della sua città, il Milan, fino ad arrivare ad indossare la maglia del Brescia, squadra con cui ha totalizzato più di 100 presenze e di cui è stato anche capitano. Infine, Budel si è anche espresso sull’attuale Serie A, rintracciando il profilo del centrocampista migliore del campionato e sull’allenatore che, il prossimo anno, potrà riservare delle sorprese, oltre che sull’Italia di Mancini.

Budel sull’Italia di Mancini

 (Photo by Mike Hewitt/Getty Images)

Alessandro, hai trascorso le giovanili nel Milan. Che ricordi hai di quel periodo? Come mai non hai proseguito in maglia rossonera?

I ricordi con il Milan sono bellissimi, anche perché ero un grande tifoso dei rossoneri, quindi essere così giovane, vedere da vicino i grandi campioni della prima squadra e indossare quella maglia è stata una grande emozione. A 12 anni, purtroppo, mi sono rotto una gamba, ma ho avuto la fortuna di ritornare a giocare nel Milan, una grande soddisfazione per me, e da quel momento è iniziata la mia carriera. Perché non ho continuato in rossonero? A quei tempi, in prima squadra c’erano grandi campioni. Anche noi ragazzi della primavera, che eravamo un gruppo davvero forte, solitamente partivamo dalla Serie C, e si sa che non è mai facile partire dal basso e fare una carriera di un determinato tipo. Alcuni ce l’hanno fatta, altri hanno avuto delle difficoltà, ma in ogni caso continuare nel Milan è complicato.

Esordisci nel 2000 nello Spezia, con cui disputi due campionati di Serie C1. Che ricordi hai del tuo esordio con gli spezzini?

Un bellissimo ricordo, legato all’esordio nella categoria dei professionisti. Spezia è stata una squadra molto importante nella mia carriera, come lo è stato Andrea Mandorlini, uno dei primi allenatori che ho avuto e a cui piacevano i giocatori di personalità. Nel mio percorso di crescita, Mandorlini è stato fondamentale. La cosa più bella di Spezia è il suo essere una piazza importante, calorosa, che vive di calcio, quindi mi ha “svezzato” nella maniera migliore possibile, perché partire subito da una realtà così è importante, anche per il prosieguo della carriera.

Rimanendo in tema, come valuteresti il percorso dello Spezia e di Vincenzo Italiano in questa stagione?

Italiano ha fatto molto bene. Credo abbia fatto un miracolo: lo Spezia, nonostante la rosa non tra le più competitive della Serie A, è riuscito a conquistare la salvezza, smentendo i tanti che pensavano alla retrocessione. Il lavoro di Italiano è stato gigantesco, e credo che si meriti tanti complimenti per quello che è riuscito a fare tra l’anno scorso e quest’anno.

Dal 2005 al 2008 hai indossato la maglia del Cagliari. Qual è il ricordo più bello delle due stagioni trascorse in Sardegna?

Ho tanti bei ricordi legati a Cagliari. Innanzitutto, è il club in cui ho giocato più partite in Serie A, totalizzando circa 90 presenze, e poi è stata la squadra in cui mi sono trovato davvero splendidamente. Ci sono stati davvero tantissimi bei momenti, ma in particolare ricordo la semifinale di Coppa Italia contro l’Inter, con lo stadio gremito di tifosi, perché quella è stata davvero una grande soddisfazione, così come tutte e tre le salvezze raggiunte dal nostro gruppo. Ogni anno si costruiva un’ottima squadra, composta da grandi campioni.

L’Empoli, squadra in cui hai militato nel 2008, è riuscita a conquistare la Serie A. Sei felice di questo traguardo? Che parentesi è stata quella vissuta in Toscana?

È stata una bellissima parentesi. A Empoli ho avuto modo di giocare con calciatori molto forti. Purtroppo, quell’anno eravamo rimasti senza attaccanti: si erano infortunati Pozzi, Saudati, tutti i giocatori di un certo calibro. Nonostante il deficit del centravanti, ricordo che eravamo veramente una grande squadra: Giovinco, Marchisio, c’erano giocatori di grandissimo livello. Abbiamo fatto bene in tante partite, ed eravamo guidati da Alberto Malesani, un allenatore a mio avviso molto bravo e importante per la mia carriera.

Il Brescia è la squadra in cui hai totalizzato più presenze, circa 156. È stato il club più importante per la tua affermazione e in cui poter dimostrare il tuo valore?

Assolutamente sì. Credo che a Brescia io abbia raggiunto l’apice della mia carriera, sono diventato un giocatore a tutti gli effetti. Brescia è stata la piazza della mia carriera, perché, oltre all’aspetto strettamente sportivo, ero anche trasportato da un grande amore per la città e i suoi tifosi: ho trascorso tanto tempo nelle Rondinelle e sono stato anche il capitano della squadra. Sicuramente, è stata una delle tappe più belle del mio percorso calcistico.

Un giocatore di Serie A che si avvicina al tuo prototipo ideale di centrocampista?

Credo che Barella incarni alla perfezione il centrocampista di oggi, quello di cui ha bisogno un centrocampo del calcio attuale. Per questo, penso che il giocatore nerazzurro sia stato il miglior centrocampista dell’anno. Ha disputato una stagione strepitosa. Se dovessi fare un parallelismo, credo che io abbia delle caratteristiche più simili a quelle di Jorginho, che comunque ha fatto benissimo in Italia, piuttosto che a quelle di Barella.

Che ne pensi dell’Italia di Mancini? Dove può arrivare questo gruppo?

L’Italia di Mancini è una squadra che crea entusiasmo: quando la vedi, ti incolli alla tv, perché incarna uno spirito battagliero, uno spirito di intensità. Credo sia una squadra con giocatori di qualità e divertente, che sa coinvolgere i suoi tifosi, e in questo Europeo si sente il sostegno della tifoseria azzurra. Il gap che esiste tra l’Italia e le altre nazionali credo si possa colmare proprio attraverso queste qualità che ha.

Valzer delle panchine: quale allenatore ti convince di più e sulla panchina di quale club?

Sarri alla Lazio credo sia stata una bella scelta. Se devo scegliere un connubio, scelgo questo per la prossima stagione.

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