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CROTONE, ITALY - MAY 01: Head coach of Inter Antonio Conte looks on during the Serie A match between FC Crotone and FC Internazionale at Stadio Comunale Ezio Scida on May 01, 2021 in Crotone, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)
Antonio Conte, ex ct della Nazionale e fresco Campione d'Italia con l'Inter (club che ha lasciato a fine stagione), è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per parlare dell'Italia di Roberto Mancini impegnata ad Euro 2020. Inoltre, il tecnico pugliese ha detto la sua riguardo l'impatto del Covid sul lavoro dell'allenatore. Di seguito un estratto dell'intervista.
Ecco quanto dichiarato dal tecnico ai microfoni della Rosea:
Sulla Nazionale belga prossima avversaria dell'Italia
"Il Belgio nostra prossima avversaria è una squadra forte individualmente e collettivamente. Lukaku è una forza della natura, fa reparto da solo, ma scopro l’acqua calda nel dire che la presenza o meno di De Bruyne ed Hazard venerdì può cambiare gli equilibri. Stimo molto il c.t. Martinez per il lavoro svolto in questi anni, ma la prestazione contro il Portogallo non mi ha convinto del tutto sia nella fase di aggressione offensiva che nella fase difensiva".
Sulle possibilità degli azzurri di arrivare in semifinale
"Possiamo certamente metterli in difficoltà sugli esterni e a centrocampo. Saranno fondamentali i tempi di gioco che sa dare Jorginho. Contro il Belgio ce la giochiamo alla pari, possiamo metterli in grande difficoltà, batterli ed andare avanti".
Riguardo l'impatto del Covid sul lavoro dell'allenatore
"Ritengo sia stato molto più difficile per gli allenatori, a causa del Covid, lavorare nel profondo su sistemi, idee di gioco, meccanismi da mandare a memoria attraverso la loro costante ripetizione durante allenamenti e ritiri. Parecchi errori e gol subiti sembrano causati da limiti di lavoro tattico. C’è tanta gestione individuale da parte dei giocatori. Già un c.t. paga in generale dazio rispetto a un allenatore di club per il minor tempo a disposizione con il gruppo, nell’ultimo anno e mezzo questa difficoltà è stata ovviamente esasperata. Vale per tutti, ma c’è anche chi è riuscito ugualmente a costruire una squadra equilibrata nelle due fasi e a plasmare un collettivo giovane, ambizioso, unito. Sto parlando del nostro c.t. Mancini".
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