Lei ha spesso sottolineato le criticità del sistema con gli squilibri economico-finanziari tra la A e le altre Leghe. Riforme non più rinviabili?
"Stiamo consumando tutta la sabbia della clessidra. Il nostro calcio si regge, purtroppo, su leggi come la Melandri vecchie di quasi 20 anni. Non si può costituire una società dove la maggioranza vale meno della minoranza. Occorrono riforme che ripartiscano meglio le risorse di sistema. Rivedendo anche i contratti dei tesserati insostenibili per chiunque. Lo svincolo anticipato dei ragazzi su cui si sta investendo dovrebbe porre domande precise. Sono da 60 anni a capo di un’azienda, ma non ho mai visto un imprenditore così soccombente rispetto ai dipendenti. Siamo alla follia".
Si spieghi meglio, a cosa si riferisce presidente?
"La risoluzione di un contratto nel mondo reale porta a un’indennità. Nel calcio bisogna pagare il 100 per 100. Esistono agenti onesti. Ma certe anomalie stanno dissanguando il calcio. Certe commissioni non sono più sostenibili. Tanti i progetti di riforma in cantiere, ma i conflitti tra le categorie rendono tutto macchinoso. Occorrono norme congrue ai tempi".
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