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Ventura: “Il 10 è un numero che pesa per Raspadori, ecco cosa serve con Natan”

Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

A 1 Station Radio è intervenuto l'ex allenatore di Genoa, Napoli e della Nazionale italiana, soffermandosi anche sui due azzurri

A 1 Station Radio è intervenuto Gian Piero Ventura, ex allenatore di Genoa, Napoli e della Nazionale italiana, soffermandosi anche su Raspadori e Natan. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Ventura su Raspadori e Natan

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Il materiale umano, dal punto di vista calcistico, sembra non nascere più in Italia…

“In parte è vero ed in parte no. Sono tante le cose da rivedere. Purtroppo, in Italia funziona così. Spalletti va in Nazionale ed il giorno dopo i giornali suggerivano che potesse giocare in modo identico al Napoli. Per trasmettere automatismi, però, ci vuole quel tempo di cui non si può giovare in Nazionale. Quando non ci sono i suddetti automatismi, a fare la differenza è il singolo. Ad oggi, tuttavia, non abbiamo giocatori in grado di fare la differenza. Ci sono periodi straordinariamente fertili ed altri meno. Bisognerà avere pazienza anche in tal senso. Scamacca potrebbe essere un calciatore che, in futuro, potrà impattare ottimamente anche in Nazionale. Ripeto, ci vorrà tempo. Mancini poté sfruttare diverse amichevoli per costruire meccanismi e confidenza di gioco. Impattare con una sfida sin da subito decisiva, al contrario, non può certo giovare in tal senso”.

Verratti apre abbia rifiutato la convocazione di Luciano Spalletti. Anche nel suo periodo era capitato che un calciatore si rifiutasse di venire in Nazionale

“Non mi è mai capitato, assolutamente! Mi sembra strano che Verratti abbia rifiutato la convocazione. Per sapere se è vero bisognerebbe parlare soltanto con i diretti interessati”.


Cosa pensa della dieci affidata a Raspadori?

“È una ulteriore responsabilità. È un numero che pesa. Il numero dieci apparteneva a Zola, Baggio e Del Piero. Giocatori importanti, naturalmente, e per questo si parla di una assunzione di responsabilità. Tuttavia, Giacomo è un giocatore giovane che ha bisogno di tempo e fiducia per esprimere il proprio potenziale e poter fare la differenza come i suoi predecessori”.

Su cosa crede abbia lavorato il tecnico azzurro dopo la sconfitta contro la Lazio?

“Sicuramente avrà analizzato il secondo tempo, che ha lasciato sorpresi un po’ tutti. Non eravamo abituati a vedere un Napoli che concedeva tanto spazio all’avversario, ed in tale difficoltà. Tuttavia, Garcia è ancora da poco tempo sulla panchina del Napoli, avrà bisogno del giusto tempo per ambientarsi in questa nuova realtà. Le aspettative dopo il successo dello scorso anno erano alte, e l’eredità di Spalletti è un onere pesante. Va, però, ripresa la stessa serenità e gioia di fare calcio che ha contraddistinto lo scorso anno”.

Sostituire il miglior difensore della Serie A con una giovane promessa non rischia di essere una scommessa troppo avventata?

“Sarà il campo a dirlo. Anche la passata stagione, quando si sostituirono Koulibaly ed Insigne con Kim e Kvaratskhelia si diceva lo stesso, salvo poi essere smentiti dal campo. A Natan andrà concesso un fisiologico periodo di ambientamento. Serve pazienza, siamo soltanto alla terza di campionato”.


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