Il Napoli deve puntare ad una rivoluzione? “Assolutamente no. Se è stata una stagione fallimentare, devono essere coinvolti tutti. Tutti si adeguano ad un trend negativo, è difficile uscirne fuori. È uno sport di squadra. Si è parlato dell’errore nel non aver sostituito Kim, ma il campionato del Bologna non è il risultato di una squadra che, nei singoli, è migliore del Napoli di oggi. È stato un problema di approccio, di mentalità. Bisogna comprendere anche l’importanza della gestione di un tecnico. I giocatori, oggi, percepiscono molto di più, sono delle aziende. Diviene importante la figura gestionale di un tecnico, e Spalletti l’aveva fatta da padrone".
Il Napoli ha bisogno di un condottiero e di un De Laurentiis meno presente? “C’è sempre bisogno del presidente. L’anno scorso, il patron, insieme con i suoi collaboratori, ha riportato lo scudetto a Napoli dopo trentatré anni. Sbagliare si può, ma oggi si deve ripartire con il presidente, con i dirigenti e con il condottiero in panchina. Naturalmente, il rispetto dei ruoli è determinante in ogni contesto”.
Cosa succede quando in uno spogliatoio uno o più calciatori scavalcano il capitano per porre le proprie richieste all’allenatore? “Sono cose delicate. Può essere giusto o sbagliato ma, delle volte, sono stato in spogliatoi dove il capitano non era quello con la fascia. Premetto che nel Napoli il capitano è Di Lorenzo. Tuttavia, bisogna vedere quale fosse l’autorità di Juan Jesus. Se non si è dentro, si fa fatica a comprendere certe dinamiche. In un anno particolare, anche qualche anomalia come questa può essere usuale”.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Napoli senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Calcio Napoli 1926 per scoprire tutte le news di giornata sugli azzurri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA