«Lì ero io a decidere, qui non ho deciso io, purtroppo».
C’è un parallelo tra il parare i tiri degli avversari e parare i colpi quando la malattia ha provato ad abbatterla?
«No, è sempre il solito Tacconi che para tutto, però l’aneurisma è stato l’avversario peggiore che abbia mai affrontato».
Questo libro è diviso metaforicamente in due tempi. Esiste un terzo tempo?
«Spero proprio di no per quanto riguarda la malattia, per la mia vita voglio un terzo tempo perché ho ancora dei sogni da realizzare.
Paragonando la malattia con una metafora calcistica, è stato un rigore, una punizione a giro, un autogol?
«È stata una partita con supplementari e rigori, però ho vinto io».
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