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interviste
Sacchi: “Spalletti non ha colpe per la gara di ieri. Ho un consiglio per lui…”
Arrigo Sacchi, ex commissario tecnico della Nazionale, ha commentato il deludente pareggio contro la Macedonia del Nord ottenuto dagli uomini di Spalletti in un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
"Spalletti non ha nessuna colpa per questo pareggio. Ma la realtà è che l'Italia, ancora una volta, è riuscita a far diventare grande la Macedonia del Nord. Questo non è ammissibile. Primo tempo?Gli attaccanti non si sono mossi bene, i centrocampisti idem. E i difensori, in fase d'impostazione hanno toccato troppe volte il pallone per poi fare un passaggio di tre metri. Inoltre: troppi lanci e mancanza di filtro in mezzo come testimoniano i 4 o 5 contropiedi subiti. Che cosa è mancato? Il coordinamento. Non c'era un'idea di gioco, uno stile. Il problema è che far funzionare i meccanismi alla perfezione richiede parecchio tempo. E in Nazionale di tempo non ce n'è. Secondo tempo?All'inizio il ritmo è aumentato, ma dopo il vantaggio ci siamo chiusi. Non è così che si deve fare. Risultato giusto? Purtroppo si. Consiglio per Spalletti? E' un ottimo allenatore, ma non un mago. Non gli si possono chiedere miracoli. Un consiglio però mi sento di darglielo: lui ha preso una squadra che evidentemente non era all'altezza del compito. Probabilmente non conosceva tutti i giocatori dal punto di vista caratteriale. E' necessario scegliere elementi affidabili, per creare un collettivo come ha fatto a Napoli. Un ct non ha tempo per cambiare la mentalità dei giocatori, deve puntare su uomini che siano disponibili e che interpretino al meglio le sue idee.
Sugli aspetti positivi del pareggio di ieri: "Faccio fatica, mala sufficienza mi sento di darla ai terzini. Hanno spinto bene nel primo tempo, ci hanno provato nel secondo. Qualcuno in particolare? Preferisco non fare nomi. Dico soltanto che Spalletti non ha il tempo né la possibilità di modificare la testa di un giocatore che non è abituato a fare certe cose. Quindi è necessario che abbia ragazzi affidabili, intelligenti, disponibili, con elevate motivazioni e un forte spirito di squadra. Altrimenti, per un allenatore di nazionale, è come andare al suicidio e non credo che Spalletti abbia quest’intenzione. Il problema più grande? Ce ne sono tantissimi, ma quello che mi viene in mente è il seguente: l’Italia, a livello di club, non esprime e non ha mai espresso uno stile di gioco, a differenza della Spagna, ad esempio. Questo è un guaio, perché significa che i calciatori non sono tutti sintonizzati sulle medesime frequenze. Tocca a Spalletti dare uno stile, cosa tutt’altro che semplice considerando che non può svolgere tanti allenamenti. Qualcosa che ha funzionato? Faccio fatica, ma la sufficienza mi sento di darla ai due terzini. Hanno spinto bene nel primo tempo, e ci hanno provato nel secondo. I centrali difensivi? Non benissimo, troppo macchinosi nell’impostazione. Centrocampo? Poco propositivo e con poche idee. E anche in attacco non ci sono stati i corretti movimenti. Spalletti potrebbe far diventare l'Italia un piccolo Napoli?Glielo auguro, perché il suo Napoli ha divertito il mondo puntando sul gioco collettivo. Ma l’impresa, non lo nascondo, è davvero complicata".
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