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Spalletti: “Il mio è un calcio relazionale. Ecco perché ho lasciato Napoli”

Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

L'ex allenatore del Napoli si racconta in una lunga intervista a Sport Week: ampio spazio dedicato al Napoli, alla vittoria dello scudetto ed al motivo per cui non ha proseguito in azzurro

Luciano Spalletti, indimenticato allenatore del terzo scudetto del Napoli ed oggi ct della Nazionale di calcio italiana, ha rilasciato una lunga intervista a Sport Week, approfondimento del sabato della Gazzetta dello Sport. Ecco quanto, delle parole del ct, evidenziato dalla nostra redazione:

Di Lorenzo il suo migliore amico nel mondo del calcio? "Confermo tutto. Voglio molto bene a Giovanni e in assoluto devo dire che il gruppo che si era creato a Napoli è stato determinante per il successo. I ragazzi sono stati sempre estremamente collaborativi, ognuno pensava a sé e ai propri compagni di squadra".

Anche in Nazionale per Lei bisogna stringere un legame forte con gli azzurri "Io penso che ci sia un calcio fisico, un calcio tecnico ed un calcio relazionale. Quest'ultimo è quello che fa venir meglio quello fisico e quello tecnico. Se si diventa una squadra, oltre che undici buoni giocatori, migliora il gioco e si raggiungono dei risultati. E' quello che voglio fare con la Nazionale".

A proposito del Napoli "Eh, Napoli...Il legame tra me e il popolo napoletano è strettissimo ed è l'aspetto a cui tengo di più. Ora che ho ricevuto la cittadinanza onoraria sono un official scugnizzo e posso dire che Napoli è casa mia: nessun ocmune mortale merita quello che mi è stato trasferito qui. La mia gratitudine sarà infinita".


Allora perché lasciare? "E' dispiaciuto anche a me, ma volevo preservare la bellezza ce avevo nel cuore e non rimetterla subito in discussione perché è una roba che nessuno può sentire se non la prova direttamente come l'ho provata io".

Rimpianti? "Non ci si gira indietro, non si può andare a cambiare quello che è stato, è una perdita di tempo. Bisogna andare avanti. I rapaci guardano sempre di fronte a oro e poi vanno ancora più a fondo, mettono a fuoco e, pam!, catturano la loro prossima preda".


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