Il divario nasce da lontano, perché nel nostro Paese non si coltiva più la qualità: nelle scuole calcio si insegna la tattica, ma non la tecnica ed il risultato nel lungo termine è questo. Ho allenato a Madrid, conosco bene il modo in cui si insegna e si vive il calcio in Spagna: il momento più bello dell’allenamento è il rondo, il torello, e non perché si scherza e ci si rilassa, ma perché la sfida è sbagliare il meno possibile e la tecnica comanda. In Italia, in questi anni, in tanti hanno preso a modello Guardiola, ma il Guardiola di dieci anni fa, mentre lo stesso Pep si evolveva e guardava avanti.
L’equivoco ha portato ai limiti di oggi: i nostri calciatori non si prendono quasi mai la responsabilità di giocare la palla in avanti o di rischiare un dribbling. Abbiamo finito per confondere il bel gioco con lo sterile possesso palla. Il bel gioco invece è quello della Spagna attuale, ecco il modello da seguire. Un modello in cui Nico Williams, a 21 anni, spiega che punta sempre l’avversario perché è il ct a chiederglielo".
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