Di quella squadra con chi è rimasto in contatto?
«Sento spesso Gatti, che fa il diesse all'Atalanta U-23, ma vedo spesso Calaiò, Montervino, Paolo Cannavaro, Iezzo, Scarlato... I napoletani, insomma. Li vedo e ci sentiamo di frequenti».
Il ricordo ed il gol più bello con il Napoli?
«Come estetica quello a Bergamo quando perdemmo 5-1 in B, ma come sentimento la maglia numero 10 e il gol con il Frosinone. In A poi la rete con il Livorno poco dopo che era nata Valentina, la mia terza figlia».
Come ha visto crescere il Napoli in questi 20 anni?
«Attraverso i nomi dei calciatori e degli allenatori che si sono susseguiti: Benitez, Ancelotti, Spalletti ed ora Conte. Giocatori del calibro di Osimhen, Cavani, Lavezzi, Lukaku, Kvara, McTominay: questi sono top manager e top player che ti puoi permettere solo quando il marchio cresce».
Si aspettava gli azzurri in testa dopo il 10° posto dell'anno scorso?
«Mi aspettavo un atteggiamento diverso con Conte e così e stato. Credo che il primato non se lo aspettasse neppure lui. Mi aspettavo questo cambio di mentalità che porta Conte alle sue squadre. Con quell'atteggiamento si possono ottenere grandi risultati».
Il Napoli può sognare. Può puntare allo scudetto?
«Sono due corse diverse. Napoli può sognare, certo. Perché questa città vive di calcio ed è una città che sogna. Come si fa a dire ad un tifoso di non sognare? Quindi va bene così, lasciamoci andare».
Il Pampa pensa che il Napoli può puntare al tricolore?
«È presto. Secondo me comunque l'Inter è ancora davanti a Napoli e Juve. Per me i nerazzurri sono ancora favoriti, poi vedo Napoli e Juve alla pari e soltanto dopo queste tre tutte le altre che invece saranno staccate e lotteranno per il quarto e il quinto posto. Poi se il Napoli è tra le prime tre se la giocherà con Inter e Juve».
Qual è la forza di questo Napoli?
«Ha un nome e un cognome: Antonio Conte. Io vorrei tornare a giocare per essere allenato da Conte. Vorrei essere allenato ma non giocare...».
E perché?
«A me manca faticare durante la settimana: ho avuto allenatori che ti allenavano benissimo, ma con Conte hai il piacere di faticare... A me piace e piaceva molto allenarmi».
Quindi?
«Conte è il numero uno nel motivare i giocatori e fargli dare il 100% durante la settimana. Poi la domenica è una conseguenza di quello che fai durante gli allenamenti. Quando lui ha detto "Amma fatica'" io mi sono rivisto. È una cosa bella che ti trasmette tanto».
Nei prossimi 15 giorni inizia il ciclo verità per gli azzurri?
«Faccio una premessa perché altrimenti poi Conte si arrabbia: ho sentito che lui ragiona di partita in partita ed è giusto così. Ma io da opinionista posso sbilanciarmi e fare un bilancio. Dopo il Lecce ci saranno partite molto impegnative per il Napoli, ma anche per chi dovrà affrontare il Napoli con un dispendio ancora maggiore dal punto di vista psicofisico».
Si dice che certe partite si preparano da sole.
«Non è così. O meglio, non è solo questo. Bisogna prepararle bene e sono convinto che Conte lo farà in maniera straordinaria».
È stato l'ultimo a vestire la numero 10 di Maradona al San Paolo in campionato. Oggi quello stadio porta il nome del Dios. Cosa si prova?
«Una grande emozione. Tra l'altro sto scrivendo un libro su questo argomento che uscirà a breve e che si chiamerà "L'ultimo D10S" per edizioni Mea. Ci tenevo a giocare l'ultima al San Paolo con quella maglia. Fu una promessa che avevo strappato al direttore generale Pierpaolo Marino a cui chiesi prima ancora di firmare il contratto, con una stretta di mano, di indossare quel numero meraviglioso».
In quale giocatore del Napoli di oggi si rivede?
«Simeone».
Non Lukaku?
«Troppo forte Big Rom. Il Cholito è argentino e capisce più degli altri il ruolo che occupa in una squadra».
In che senso?
«Lui sa che Lukaku è il titolare e sa che giocherà poche partite. E quando un giocatore capisce il ruolo che occupa anche se gioca due minuti può essere protagonista. Come è accaduto domenica scorsa ad Empoli».
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