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interviste

Abete non ci sta e attacca la Serie A: “Non cederemo neanche lo 0,1%”

Giacomo Esposito
Le parole del presidente Abete

Il presidente della Nazionale Dilettanti Giancarlo Abete ha parlato anche lui all'Assemblea per il cambio di Statuto nella Federazione, attaccando fortemente la Lega Serie A rilasciando le seguenti dichiarazioni.

"Prima la Serie A portava rispetto, ora no"

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"Il presidente Federale ha ricordato che in Inghilterra il peso dei dilettanti è del 66%, del 63% in Francia, di oltre il 50% in Germania e del 43% in Spagna. Non mi risulta che l’Inghilterra o la Spagna non abbiamo ottenuto importanti risultati e successi internazionale nonostante il minimo peso delle principali leghe. I professionisti in Inghilterra hanno due rappresentati su 10, uno solo della Premier League. So soltanto che dal 2017, da quando Maurizio Beretta ha lasciato la presidenza di Lega Serie A, ci sono state nove persone che hanno guidato la Lega, la problematica che rispettiamo non può essere riversata sulla Federazione che non è un’associazione di capitali. In passato ci sono stati presidenti di Lega Serie A che rispettavano le altre componenti, rispetto che non c’è più. Il presidente Casini non ha sottolineato che nell’emendamento presentato all’ultimo momento si toglie il 10% di votanti e due consiglieri, senza minimamente comunicarlo.

"Se questo è il modo di rispettare le componenti noi non ci siamo. Chiederò al presidente Federale di inviare questo emendamento alla UEFA e alla FIFA per capire se verranno rispettate le norme attuali. Quando si parla di buon senso attenzione a cosa si intende per buon senso. Fino a che non ci sarà uno scenario diverso non ci stiamo. Noi non siamo disponibili a cedere neanche lo 0,1% del nostro 34% che è la quota più bassa esistente in Europa. Nella proposta della Lega Serie A si parla di una Lega motore del sistema che non può avere un peso largamente inferiore di chi pratica il calcio per diletto. Il decreto 36 prevede i contratti di lavoro per chi pratica calcio, chiaramente sono contratto poveri ma sono oltre 30 mila contratti. Il lavoro vale per tutti, sono lavoratori e meritano rispetto”.