Un solo ostacolo impedisce un rapporto lavorativo tra le parti
Gianluca Petrachi, direttore sportivo - nonché obiettivo dichiarato del Napoli per occupare tale incarico -, si è concesso ai microfoni di TvPlay, rilasciando alcune dichiarazioni riguardo ciò che il destino ha in serbo per la propria carriera.
"De Laurentiis deve permettere al proprio direttore di lavorare", le parole di Petrachi a TvPlay
—
Di seguito quanto dichiarato:
“La piazza di Napoli è importantissima. Quello che si è creato nelle ultime stagioni è stato straordinario: ha sempre viaggiato a ritmi altissimi sia in Italia che in Europa. Le motivazioni per andare in una società del genere sono altissime, mi piacerebbe ripartire da lì, ma chiaramente non dipende dal sottoscritto, ma dalle intenzioni della società e dal presidente se vuole iniziare a delegare o scegliere accanto a sé delle figure che possono realmente lavorare. Credo che questo sia indispensabile, a prescindere da chi possa arrivare. De Laurentiis deve fare il presidente e al tempo stesso deve delegare e permettere al suo direttore di lavorare, funziona così anche in qualsiasi altra azienda. Io ho sempre pensato che Aurelio sia un visionario ed è stato il primo ad ammettere che quest’anno sono stati fatti degli errori.
Osimhen? Il giocatore che arriva a certi livelli vuole anche capire che tipo di progetto la dirigenza vuole allestire alle sue spalle. È questo il caso di Osimhen che, al Napoli, si è creato la sua comfort zone perché è amato dai tifosi e dalla società. Io credo che i calciatori a volte vengano anche tenuti in virtù delle scelte fatte dalla società per il resto della rosa. Quando sono arrivato alla Roma, era già quasi chiusa la cessione di Dzeko all’Inter ed io provai a fargli capire che con me sarebbe stato un punto di riferimento per far crescere i giovani, tanto da avergli pareggiato l’offerta economica proposta dai nerazzurri. Alla fine rimase molto volentieri e fece un ottimo campionato quell’anno.
Futuro? Ho avuto dei corteggiamenti e delle chiacchierate con alcuni club, ma oltre a questo non c’è altro di troppo concreto. Questo, in ogni caso, è il periodo ideale in cui iniziare a programmare. Io mi auguro di legarmi ad un club perché io amo fare calcio. A me interessa relativamente la categoria, poi è innegabile che mi piacerebbe rientrare dalla porta principale. Ho vinto dei campionati a Pisa, ho portato delle plusvalenze a Torino e fatto bene a Roma: mi auguro che qualcuno si voglia affidare alle mie competenze. Serie B? Non mi interessa la categoria, io voglio fare calcio e avere la possibilità di lasciare una traccia di quello che ho fatto con il mio lavoro: non ho mai fatto catastrofi.