Tra le prestazioni individuali più deludenti spicca quella di Romelu Lukaku. Anche alla luce del gol contro il Milan, qual è il vero Lukaku?
"Il vero Lukaku non può essere quello visto fino a questo momento. Vedremo a fine stagione quale sarà stato il vero Lukaku, la speranza è che con Conte torni a fare le cose migliori, perché questo ci dice la sua carriera. Di sicuro, rispetto a quanto visto negli ultimi anni, Lukaku non è molto più di quello visto fino a questo momento. Parliamo di un buon attaccante, ma non un top del suo ruolo. A Roma ha fatto abbastanza bene, ma certamente non la differenza. Osimhen faceva la differenza, con lui il Napoli aveva una media punti, senza di lui una drasticamente più bassa. I calciatori che fanno la differenza e non so se Lukaku lo sia come succedeva 5 anni fa. Non credo sia dovuto all'età, visto che suoi coetanei come Kane o attaccanti molto più esperti come Lewandowski segnano sempre. Semplicemente, è un grande centravanti, che ha avuto appena 3-4 anni ad altissimo livello, poi ha sempre fatto bene ma non siamo al livello di giocatori come Cavani o Higuain. Lukaku, anche in Inghilterra, ha sempre reso a tratti bene e a tratti molto meno. Può essere un calciatore molto utile, ma è sbagliato chiedergli troppo. Bisogna evitare di concentrare quasi tutto lo sviluppo del gioco sul belga, perché non può essere determinante per tutta la partita, anche col Milan nel secondo tempo era vistosamente calato".
Come valutare le prestazioni di Gilmour?
"Gilmour è un giocatore che ha bisogno di essere pienamente coinvolto nel gioco. Con De Zerbi, al Brighton, era un protagonista assoluto del gioco. Dipende dal tipo di calcio che devi fare, deve ancora abituarsi ad un calcio più fisico e diverso come quello di Conte, a differenza di Lobotka che si è perfettamente integrato nei meccanismi del tecnico salentino. In partite come quella contro l'Atalanta, piene di duelli, fa più fatica ma è un centrocampista che mi piace molto".
La debacle contro l'Atalanta ridimensiona le ambizioni del Napoli?
"Il primo posto, in questo momento, conta veramente poco. Le potenzialità sono notevoli, non eccezionali, ma bisogna lavorarci bene per tirarle fuori tutte. Il Napoli non ha ancora dimostrato di essere da scudetto. Può lottare, ma deve sperare che le altre non facciano una grande stagione. Soprattutto Inter e Atalanta, che sono in questo momento le grandi favorite, dopo aver già vinto lo scorso anno. Anche la Juve, come il Napoli, è una squadra con troppi punti interrogativi. Sull'Atalanta, il dubbio è legato alla costanza, bisogna capire se riuscirà a reggere tutto l'anno. Sull'Inter non dovrebbero esserci dubbi, anche se si evidenzia una leggera presunzione per il momento, forse perché siamo ancora nel girone d'andata, a inizio stagione. Indubbiamente, l'Inter ha qualcosa in più".
Domenica sera, a San Siro, gli azzurri sono attesi dal big match contro l'Inter. Cosa aspettarsi dal punto di vista tattico e può incidere la Champions?
"L'Inter farà la sua partita, con la solita idea di calcio di Inzaghi, mentre per il Napoli sarà un banco di prova importante. Servirà avere la forza per giocare una partita coraggiosa, gli azzurri sono costretti a giocarsela in questo modo contro una squadra superiore come l'Inter. Lo ha fatto anche il Venezia e la squadra nerazzurra ha rischiato anche se la sensazione è che non ci abbia messo la stessa attenzione che vedremo contro il Napoli. Se affronti l'Inter con preoccupazione e in modo attendista, loro hanno cento modi per segnare. I quinti crossano e chiudono l'azione, sono bravi di testa, i due attaccanti in area fanno la differenza, le mezzali si inseriscono, Calhanoglu tira da lontano, anche i braccetti vengono a chiudere l'azione. Va sfruttato il loro unico punto debole rappresentato da questi cali di attenzione. Anche con la Juve hanno fatto molto bene, ma hanno pareggiato 4-4. Il Milan ha vinto contro l'Inter certamente non difendendosi ma attaccando con grande coraggio nel corso della partita. Non bisogna attaccare in modo scriteriato, ma sarebbe sbagliato pensare solamente a difendersi e ripartire, anche perché non abbiamo più calciatori come Osimhen".
A cura di Bruno Stampa
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