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interviste
Venerdì alle ore 20.45 il Napoli affronterà la Lazio nel match valido per la 25esima giornata di Serie A. Gli azzurri si affideranno ovviamente alla potenza di Victor Osimhen che proverà a segnare l'ennesimo gol in campionato, a seguito di una stagione a dir poco perfetta.
Di seguito le dichiarazioni di Victor Osimhen rilasciate a "Il Corriere della Sera":
"Mia figlia? Lei è la mia bimba, un’emozione unica. È la luce della mia vita, la piccola donna alla quale insegnare il valore dell’amore, il rispetto per gli altri, ricchi o poveri che siano, bianchi o neri. Hailey gioirà con me e con tutti i tifosi, lei come noi merita di vedere il Napoli tagliare il traguardo".
Sullo Scudetto e sulla Champions
"Siamo a marzo e c’è ancora tempo davanti. Ma, sì, voglio tutto, vogliamo tutto. Stiamo dando la nostra vita per raggiungere questo successo. Lo meritiamo, stiamo sacrificando ogni cosa per raggiungerlo. Ci siamo quasi, ma guai a distrarci proprio adesso. La nostra mentalità è sempre la stessa, in Italia e in Europa: imporci e vincere".
Sul segreto di squadra
"Ci curiamo l’uno dell’altro, in ogni momento. Ciascuno dà la carica all’altro, e se qualcuno è in difficoltà siamo pronti a dargli una mano. C’è solidarietà, difficile spiegarla a chi non la vive. La convinzione di ognuno serve per la collettività. E quando ci credi ti senti forte, quando sei forte vinci. Poi c’è il mister che rappresenta il cervello della squadra. Sa una cosa a cui penso? Se un giorno dovessi fare l’allenatore mi piacerebbe essere come lui".
Su Spalletti
"Fuori dal campo un papà: pronto ad ascoltare e a suggerire consigli su qualsiasi cosa. In allenamento Spalletti è molto severo, rigoroso. Si arrabbia anche. Soprattutto con chi non dà il 100 per cento. È successo in passato e probabilmente accadrà ancora. C’è una cosa che lo fa uscire pazzo: quando vede che uno non rende per quello che può. Il primo a dare il massimo è lui, pretende da noi la stessa cosa".
Sul suo carattere
"La testa è dura! Se non l’avessi avuta così e non fossi stato convinto avrei smesso. Qualcuno in passato diceva che non avrei mai fatto fortuna nel calcio. E, invece, eccomi qui a dimostrare con i fatti che si può. Se si vuole si può. Nessuno ha mai scelto per me, anche a Napoli sono venuto perché io ho deciso così".
Sui problemi iniziali avuti a Napoli
"Sì effettivamente me ne sono capitate un po’, ma non mi sono curato troppo delle persone e di quello che hanno detto anche prima che arrivassi. Forse ogni cosa negativa è servita come stimolo in più. Sono credente e Dio mi ha messo alla prova. Nei momenti di difficoltà, il club mi ha sempre supportato. Oggi sono felice ma non soddisfatto. Si può fare di più. Per Napoli e la sua gente".
Sulla consapevolezza di poter vincere lo Scudetto
"Quando l'ho capito? Prima ancora che cominciassimo a vincere. E c’è una foto conservata che testimonia il momento. Era estate e dopo un allenamento abbastanza duro parlavo con Anguissa. Gli dissi: Frank, sai che la nostra squadra è forte e possiamo provare a vincerlo veramente lo scudetto. Lui era scettico e io lo convincevo. Si avvicina Spalletti e ci chiede di cosa parliamo. Glielo dico, lui mi guarda e dice: se i tuoi compagni si convincono, come lo sei tu, sì che possiamo provarci. È nata così la nostra bellissima storia, fatta di partite, di allenamenti, di uomini che non si risparmiano. Fatta di leader. Siamo tutti un po’ leader, poi c’è chi parla di più alla squadra e chi meno. Ma ognuno si assume la sua parte di responsabilità".
Sugli avversari
"Rispettiamo tutti, ma ci siamo convinti di essere i più forti. E se succede.... vedrete. Una sorpresa, non dico altro".
Sulla Premier League
"Credo sia un’ambizione di tutti i giocatori. E chissà, un giorno... In questo momento, le assicuro, non mi sfiora neanche il pensiero. Mi distrarrebbe da una stagione bellissima. Solo Napoli. Punto".
Sui suoi gol
"Testa. In campo io guardo tutto. Corro e guardo. Devi decidere in un secondo se non vuoi dare il tempo al difensore. Diciamo che sono veloce di pensiero!".
Su Kvaratskhelia
"C’è stata empatia dal primo momento. Lui è fortissimo, ma anche un ragazzo d’oro. Questo per me conta".
Se non avesse fatto il calciatore
"Avrei fatto il medico, come voleva mio padre".
Sui soldi e sul suo idolo
"I soldi sono serviti per la mia famiglia: vivevamo in sette in una stanza! Con i primi soldi ho comprato casa. Il mio idolo? Drogba".
Sulla sua vita privata
"Chi sono? Un ragazzo qualsiasi, che fa quello che sente, si prende le critiche e i complimenti. Uscirei di più con la mia bimba, ma tra autografi e foto le toglierei tempo. Lei viene prima di me. Prima di tutto".
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