Bologna, dunque, sorpresa del campionato?
“Assolutamente, e sono anche contento nel dirlo. Il campionato italiano è spesso noioso nei suoi piazzamenti già designati. I felsinei, invece, hanno lottato con le unghie e con i denti, sfidando le previsioni che avrebbero voluto un crollo anzitempo. Ci sono state sfide importanti, come la vittoria contro Atalanta, Lazio e Roma. Soprattutto, la gestione di Motta è stata eccezionale, avendo costruito un collettivo di qualità e valorizzato i suoi uomini, Zirkzee su tutti. È un calcio relazionale in cui tutti riescono a capire dove posizionarsi per passare la palla al compagno”.
Possiamo dire che Gasperini sia un Conte in miniatura?
“Possiamo dirlo fino a un certo punto. Caratterialmente credo siano abbastanza diversi. Conte è un motivatore, mentre il Gasp va su un calcio giocato. Il vero passaggio, che anche i tifosi e alcuni presidenti dovrebbero capire, è che i sistemi di gioco lasciano il tempo che trovano. Anche il City si schiera con una difesa a tre, seppure Stones vada a fare il mediano davanti alla difesa. I calciatori sono inseriti in un calcio posizionale. Kolasinac, che ha sempre fatto il terzino di spinta, oggi è un braccetto della difesa a tre. Tutto dipende dall’interpretazione dei moduli. Il Napoli, invece, sembra essere rimasto in una interpretazione statica del sistema di gioco. Calzona sembra non essersi evoluto, così come Sarri. L’allenatore che tutti credevano bollito, Ancelotti, ha saputo costruire un ruolo sui generis per Bellingham”.
Se il Napoli avesse tutelato Garcia, forse, oggi non saremmo arrivati a questo punto…
“Spalletti ha ragione nel dire che tre allenatori non si cambiano nemmeno in cinque anni. Tuttavia, è anche vero che con Garcia non si era mai creato feeling. Ero a Dimaro e ricordo degli allenamenti in cui si faceva calcio tennis soltanto per due ore… Il problema, però, è a monte. Non si può pensare che questa squadra sia allenabile da chiunque”.
Conte, secondo lei, non farebbe al caso del Napoli?
“Credo che per una squadra sia importante avere un proprio DNA. Ci stanno le rivoluzioni, ma mantenendo un certo ideale di base. Penso al Barcellona che, pur essendo un club che rispecchierebbe lo status del tecnico leccese, non ha mai puntato su di lui proprio per gli ideali e principi di gioco. Allo stesso modo, prevedo delle difficoltà per la Juventus nel non affidarsi ad un tecnico gestore, seppure sia giunto il momento di meritare i propri successi. Conte a Napoli, in definitiva, rischierebbe di bruciare quanto costruito, in termini di DNA, negli ultimi anni”.
Questa sera sarà impegnato in TV?
“Sarò al PC al web per ‘Quando gioca il Napoli’, trasmissione condotta da Patrizio Rispo e Tanya La Gatta. Trasmissione che comincerà alle 17:00, in onda sul canale 14 del digitale terrestre”.
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