Il Napoli, non riuscendo a garantire continuità nei novanta minuti della gara, dovrà riuscire a non mollare.
“Il Napoli pare avere nelle gambe un solo tempo e, quando devi affrontare tre competizioni, questo non ti aiuta. È fuori discussione che dare un segnale di continuità nei risultati è il giusto percorso per mandare un messaggio al campionato. Non è facile mantenere continuità in tutte le competizioni, ma l’obiettivo dovrà essere quello di rientrare assolutamente tra le prime quattro”.
Crede che i recenti infortuni siano una responsabilità principalmente del preparatore atletico?
“Non è mai simpatico dare la responsabilità ad una sola persona. Si lavora sempre in gruppo. Il vecchio staff ha sicuramente delle responsabilità, sia tattiche che atletiche. Tuttavia, la responsabilità va condivisa. Oggi, il preparatore atletico non è lo stesso di un tempo, c’è un lavoro concordato con tutto lo staff tecnico. Inoltre, bisognerebbe pensare anche a chi ha scelto quello staff, a chi ha condiviso un percorso con loro”.
Cosa è mancato al Napoli a livello di empatia?
“È il risultato che, alla fine, determina anche l’aspetto mentale. Molto spesso diciamo che, quando si vince la domenica, il lunedì mattina sarà migliore per tutti. Quando vinci risulti sempre più bello, più simpatico. La mancanza di risultati ha comportato una certa negatività. Soprattutto, in una città come Napoli tutto è esasperato. Si passa da un estremo all’altro. La sensazione che ho avvertito è che, con lo staff tecnico precedente, non fosse mai nata una sinergia con l’ambiente. Mazzarri, invece, potrà riaccendere la simpatia di una piazza con la quale coltiva un ottimo rapporto”.
La sconfitta contro l’Inter cancella ogni speranza di contendere il tricolore?
“Anche se avesse vinto con l’Inter, il Napoli non avrebbe avuto possibilità di lottare per lo scudetto. È chiaro che una vittoria avrebbe potuto garantirti un diverso ottimismo. Oggi, più che pensare allo scudetto bisognerà pensare a qualificarsi tra le prime quattro del campionato”.
Ci sono delle affinità tra questo Napoli e il Milan del 1997, con l’esonero di Tabarez, il ritorno di Sacchi e l’undicesimo posto?
“Questo Napoli mi ricorda anche il post triplete con Benitez. Quando non si vince da tanti anni ed arriva il risultato, inconsciamente il rischio è quello di sedersi. È un qualcosa di fisiologico. Naturalmente, un conto è un calo fisiologico, un altro è il rischio di sparire del tutto”.
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