Ai microfoni di Radio Capri è intervenuto l'ex arbitro e opinionista DAZN
Durante la trasmissione ‘Bordocampo – I Tempo’, in onda su Radio Capri, è intervenuto Luca Marelli, ex arbitro e opinionista DAZN, per analizzare alcuni episodi chiave e condividere il suo punto di vista sull’utilizzo del VAR. Ecco le sue dichiarazioni:
Sull’episodio finale e il rigore Anguissa-Dumfries:
“Nel finale, sull’azione di Simeone, non c’era nulla da verificare: il contatto era leggero. Sul rigore Anguissa-Dumfries, come ho già detto in trasmissione, il contatto è stato minimo e il VAR non sarebbe comunque intervenuto. Il protocollo prevede che il VAR non debba intervenire, non perché l’arbitro al monitor non sia in grado di valutare un contatto, ma semplicemente perché quel contatto era stato visto chiaramente da Mariani, che si trovava in un’ottima posizione. Il compito del VAR sarebbe stato solo quello di mostrare a Mariani ciò che aveva già osservato, e in questi casi non può intervenire. Le regole sono queste: il VAR non deve diventare una moviola in campo, perché altrimenti si rischia di entrare in un cinematografo continuo, dove ogni episodio deve essere rivisto al monitor. Il VAR non nasce per correggere ogni possibile errore, ma per correggere errori chiari ed evidenti. Questo non è solo un gioco di parole: l’episodio di ieri sera non rientra nella categoria di chiaro ed evidente errore, ma piuttosto in una valutazione che, a mio parere, è sbagliata. Tuttavia, ciascuno è libero di avere la propria interpretazione”.
Sul confronto con altri sport:
“Nel basket, ad esempio, davanti al monitor non ci sono ex giocatori, ma solo arbitri. E nel basket i contatti sono molto più frequenti rispetto al calcio. Questo accade perché ognuno ha il proprio ruolo: la competenza che ha un arbitro non può averla un giocatore, non per una mancanza di intelligenza, ma per una questione di esperienza. Gli arbitri arrivano a padroneggiare il regolamento solo dopo anni di studio e pratica. Quando ero in Serie C, imparavo ancora molto sul regolamento, e questo dimostra quanto sia lungo e complesso il percorso per diventare arbitro. Pensare che un giocatore, anche con una carriera di alto livello, possa improvvisarsi arbitro è irrealistico. Ci vogliono anni di studio e formazione specifica per acquisire le competenze necessarie”.
Sul tocco di mano di Olivera:
“Il tocco di mano di Olivera non è punibile. Si tratta di un contrasto tra giocatori, con le braccia che, tutto sommato, si trovavano in posizioni non congrue per un fallo da rigore. La soglia per assegnare un rigore deve essere molto alta, e in questo caso non ci sono gli estremi”.