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interviste

Marchetti: “Fonseca? Bisogna capire che gli allenatori hanno bisogno di tempo”

Sara Ghezzi
Le parole del giornalista

Luca Marchetti è intervenuto a TMW Radio per il consueto appuntamento con L'Editoriale. A seguire le sue parole.

Marchetti: "Fonseca? Bisogna capire che gli allenatori hanno bisogno di tempo"

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Fonseca ha finalmente trovato la quadratura del cerchio dopo aver rischiato addirittura l’esonero?

“Parlare di una panchina in bilico era eccessivo, c’erano segnali di insofferenza ma non la volontà di cambiare. Poi sono arrivate risposte positive, è chiaro che se dovesse arrivare il terzo risultato positivo tre indizi farebbero una prova, specialmente considerando che hai battuto il derby e affrontato il Leverkusen, sarebbe una risposta importante. Quando parliamo di dare tempo agli allenatori è proprio questo, il calcio è bello perché non c’è una ricetta magica, ognuno ha la sua filosofia e bisogna trovare la giusta alchimia tattica e di gestione del gruppo. Leao in queste ultime partite è sembrato più all’interno di questa progettualità, sicuramente meglio di quanto visto nel famoso cooling break di cui si è tanto parlato. Per giocare con i quattro attaccanti serve sacrificio, Abraham e Morata fanno un lavoro straordinario, Pulisic sembra indemoniato e anche Leao è più inserito. Per sostenere questi giocatori devi correre tanto, prima potevi pensare di fare una corsa in meno con Loftus-Cheek. Quei cartelloni con scritto coraggio in tutte le lingue del mondo non so se siano una stupidaggine, ma ti fanno capire che approccio vuole avere l’allenatore”.

Le vicende extra-campo di Milan e Inter possono incidere sulla stagione?

“Non credo, in questo momento si parla di dinamiche molto lontane ai giocatori, anche se ci sono state situazioni in cui questi due mondi sono venuti a contatto. È impossibile che non ci siano contatti, ma non vengono vissuti dai calciatori in maniera diretta. I giocatori possono immaginare che ci siano delle zone con situazioni poco chiare, ma non credo ci sia una preoccupazione dal punto di vista sportivo. Credo che nel mondo delle tifoserie organizzate ciclicamente ci sono state queste problematiche ed è molto difficile tirarle via, è successo a Roma, Milano, Napoli e Torino, ma a livello squadra non incidono. Mi viene da pensare che quando succedono queste situazioni il club spesso e volentieri sono la parte lesa”.

C’è un problema di gestione all’interno degli stadi?

“Oggi andare allo stadio diventa molto caro e molto meno sicuro di un po’ di tempo fa, anche se in determinate partite è difficile vedere tanti bambini. In alcuni settori è proprio impossibile, è una scelta fatta. Mi hanno raccontato che al derby di Milano c’erano tanti stranieri che volevano entrare in curva e non sono potuti entrare perché i biglietti erano già stati usati. Posto che se andiamo a vedere un derby a Londra o a Manchester anche noi non troviamo biglietti, la cosa che fa impressione è che ci sia l’ipotesi della criminalità organizzata all’interno delle curve. Il calcio adesso non è più l’interesse principale per alcuni, mi risulta difficile poi capire le scene di scuse dei giocatori davanti alla curva quando si perdono le partite. La minaccia è difficile poterla inquadrare”.

Lo stato ha lasciato sole le società?

“Non lo so, ma penso che questi elementi che sono stati fermati nelle ultime 48 ore fossero elementi noti alla giustizia. Credo che sia un mondo conosciuto, per cui si deve trovare il modo di estirparlo nel modo più veloce in assoluto. La grande possibilità di potere e di soldi che c’è in curva è enorme, non ho la soluzione e sono anche spaventato da quello che succede. Tutti siamo andati allo stadio e tutti continueremo ad andarci”.