Analogia tra la sua Roma e questo Napoli
—“Le squadre delle piazze più industrializzate, storicamente, si dice che ogni vent’anni vincano diciotto trofei. È un problema di spessore, di continuità aziendale e di contesto industriale. Poi ci sono le eccezioni. Ogni dieci o venti anni arriva un grande imprenditore come Sensi, De Laurentiis e Ferlaino. All’epoca essi si ponevano come dei mecenati. Si mettevano tanti soldi per finanziare l’attività, salvo poi doversi fermare. La Roma di ieri fu progettata ambendo a giocatori già pronti, mentre il Napoli di Spalletti i campioni li ha creati. È questa la sostanziale differenza. La Roma di vent’anni fa rappresentava ancora un calcio dei mecenati. Il club di De Laurentiis, invece, fa un’attività aziendale, rispecchiando una tendenza odierna di un’azienda calcio che produce e valorizza i talenti. La vera difficoltà, vent’anni addietro, non era scegliere i giocatori, ma spendere al meglio le risorse e renderli complementari fra loro e far sì che diventassero decisivi. Se un tempo si esigevano calciatori pronti, oggi si necessita di talento, con l’obiettivo di combinare valorizzazione e successo”.
Su De Laurentiis
—“Non ci sarà la riprova, ma se ci fosse stata continuità probabilmente avrebbe consentito al club maggiore tranquillità. Tuttavia, se non sussistono le condizioni, non è un dramma cambiare guida tecnica. Soprattutto, va considerato come il Napoli, 14 anni fa, era in Serie B. È stata una crescita lenta che ha dato al presidente il tempo necessario per comprendere i meccanismi del sistema calcio e di strutturarsi. Il Napoli di oggi è l’espressione di questi 14 anni, non certo dell’ultima stagione. In un periodo così lungo, d’altronde, è del tutto naturale affidarsi ad un cambio tecnico. Ritengo che De Laurentiis, dunque, non possa essere considerato certo un mangia allenatori. Sostituto Spalletti? La parola continuità passa attraverso una interpretazione soggettiva del ruolo dell’allenatore. Un tecnico è un amministratore delegato in campo. La continuità, inoltre, si può raggiungere attraverso valori tecnici come la difesa a quattro, la manovra offensiva. Continuare in una certa filosofia è augurabile. Ciononostante, il successore di Spalletti non è chiamato a continuare il lavoro di Luciano in termini assolutistici. Spalletti, oggi, è finito. La fotocopia del mister di Certaldo non esiste. Ogni tecnico ha le proprie virtù e metodologie, ed il futuro allenatore saprà - chiude Lucchesi - modellare a sua immagine la squadra”.
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